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Questo articolo è stato pubblicato il 28 aprile 2014 alle ore 13:54.

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Ricco e dettagliato nell'apparenza, povero e incoerente nella sostanza. Ecco il piano italiano per incrementare l'efficienza energetica che dovrebbe recepire in pieno le ultime direttive europee. Il giudizio, duro, viene dall'analisi appena sfornata dalla Coalition for Energy Savings, che raccoglie oltre 400 organizzazioni, 150 aziende e 1000 rappresentanze delle amministrazioni pubbliche dei Paesi europei.

Ed ecco in contemporanea la nuova batosta sulla qualità complessiva del nostro approvvigionamento energetico. Viene dall'ultimo studio GEAPIR (che sta per Global Energy Architecture Performance Index Report) riferito al 2014 da Accenture e World Economic Forum, che mette sotto la lente 124 Paesi nel mondo sulla base della loro capacità di fornire ai cittadini energia sufficientemente sicura ma anche sostenibile.

Il nostro piano per rispettare le direttive sull'efficienza dettata dall'Europa è stato varato in bozza all'inizio del mese dal consiglio dei ministri. All'inizio di maggio lo schema di decreto legislativo sarà oggetto di una serrata serie di consultazioni anche in Parlamento e poi il varo definitivo, per rispettare la scadenza (così almeno promette il governo) del 5 giugno. Dovrà essere uno schema di intervento flessibile, con l'obbligo di aggiornarlo rendendo conto dei risultati ottenuti ogni tre anni. Ma il punto di partenza solleva già i dubbi della variegata coalizione europea. Che valuta come sufficienti solo i piani di Danimarca, Irlanda e Croazia, bocciando seccamente i piani abbozzati da altri 13 Paesi tra cui, va detto, l'efficientissima Germania.

Molte parole, incoerenti
Il piano italiano viene giudicato buono per la completezza ma mediocre sulla coerenza e sulla praticabilità effettiva delle misure delineate la coalizione critica in particolare lo scollamento tra la promessa di incentivare le rinnovabili termiche, che finora per la verità hanno avuto scarsa attenzione specie in confronto agli incentivi dedicati al solare fotovoltaico: poteva essere una buona occasione per definire subito i parametri vincolanti di efficienza di queste fonti e invece non lo si è fatto, sostiene in sostanza il rapporto. Ma ci sono almeno due problemi, messi in luce anche dagli altri paesi: l'eccessiva disinvoltura nel delineare il rapporto tra le azioni promesse e risultati che ne potrebbero derivare; le misure incoerenti che portano ad incrementare la tassazione sull'energia invece di correggerne magari l'articolazione proprio per premiarne l'uso più efficiente.

Ultimi nella Ue
Un po' diverso lo scopo all'origine dell'indice di prestazione sulla qualità complessiva dell'energia elaborato da Accenture e World Economic Forum. Ma il risultato è in larga parte convergente e comunque complementare. Crescita economica, sostenibilità ambientale sicurezza sono in tre parametri di riferimento nello studio. Nella classifica Italia si piazza ad un poco onorevole 49º posto, ultima tra i paesi Ue. A livello mondiale la Norvegia in testa alla classifica seguita dalla Nuova Zelanda e dalla Francia mentre le prime 10 posizioni sono comunque assegnate a e i paesi Ue e Ocse insieme al Costarica e alla Colombia. Nel rapporto si rimarca che il 40% dell'energia dei primi 10 Paesi classificati viene da fonti energetiche a basse emissioni del carbonio (compreso però il nucleare) rispetto alla media globale del 28%. «Per un sistema economico efficace i paesi devono focalizzarsi tutti e tre gli aspetti del piano energetico: sostenibilità ambientale, sicurezza delle risorse e accessibilità», spiegano gli estensori del rapporto.

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