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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2014 alle ore 09:47.
Kiev raccoglie le sue forze e tenta l'attacco a Slavyansk ma per ora le truppe sono costrette a fermarsi alla periferia della città. A smorzare l'offensiva sembra aver contribuito la perdita di due elicotteri da attacco Mi-24 e il danneggiamento di un altro velivolo del tipo Mi-8 con a bordo un team sanitario ad opera della contraerea dei miliziani filorussi, composta a quanto sembra da missili portatili a corto raggio e cannoni a tiro rapido ZSU da 23 millimetri.
Secondo i ribelli, all'offensiva contro la città di 160.000 abitanti partecipano una ventina di elicotteri da combattimento e trasporto truppe che hanno assistito le forze ucraine nelle operazioni per bloccare tutte le strade di accesso e uscita da Slavyansk. Una forza aeromobile composta da elicotteri da combattimento Mi-24 pesantemente armati e Mi-8 da trasporto, utile a eliminare dal cielo posti di blocco e sacche di resistenza e a trasportare in aree strategiche reparti di fanteria. Sulla carta Kiev disponeva all'inizio della crisi di 48 Mi-24 e 30 Mi-8 ma non è noto quanti di questi siano finiti nelle mani dei reparti militari filo-russi che hanno defezionato mentre 3 o 4 elicotteri sono già andati perduti, il primo (un Mi-8) colpito al suolo da un razzo esploso dai filorussi sull'aeroporto di Kramatorsk.
L'abbattimento dei due elicotteri da attacco potrebbe essere dovuto all'assenza di adeguate contromisure contro i missili a ricerca di calore impiegati dai filo russi, probabilmente del modello SA-18 molto diffuso in Ucraina o del più avanzato Sa-24 russo. Si tratta di armi che seguono il calore emesso dai motori di aerei ed elicotteri che solitamente dispongono di esche note come "flares", razzi simili ai fuochi d'artificio che cadono lentamente al suolo emettendo un intenso calore per attirare e deviare i missili antiaerei.
Simili dispositivi vengono impiegati nel volo a bassa quota in zone controllate dal nemico quindi è possibile che gli ucraini non dispongano di contromisure sui loro elicotteri o non ritenessero che i ribelli avessero a disposizione armi contraeree. Secondo Kiev l'abbattimento dei due elicotteri con l'impiego di missili antiaerei è la prova che forze "straniere" sono schierate con i filorussi, "specialisti militari con alta preparazione, e non cittadini locali pacifici che hanno imbracciato le armi come sostengono le autorità russe". Un'ipotesi che non può essere esclusa ma non va dimenticato che molti reparti ucraini si sono schierati con i secessionisti portando con sé armi ed equipaggiamenti inclusi missili portatili antiaerei. L'accusa di impiegare combattenti stranieri è stata respinta al mittente da Mosca che in un comunicato del ministero degli Esteri riferisce della presenza di "stranieri a Slaviansk di lingua inglese" emerse dalle intercettazioni delle comunicazioni effettuate dai filorussi.
Già nelle scorse settimane era stata segnalata la presenza di paramilitari armati di fucili americani M-4 al fianco degli ucraini, contractors segnalati come appartenenti probabilmente alla società militare privata Greystone. La società con sede alle Barbados smentì ogni coinvolgimento nelle operazioni in Ucraina ma è possibile che gli aiuti militari promessi da Washington a Kiev non siano stati limitati a razioni da combattimento e carburante acquistato in Polonia.
L'impiego di queste armi potrebbe influire sull'offensiva in corso a Slavyansk rallentandola o scoraggiando i piloti a tornare in volo. Benché qualche centinaio di militari e qualche decina di blindati siano segnalati alla periferia della città la disponibilità di armi pesanti tra i secessionisti potrebbe indurre gli ucraina alla prudenza onde evitare pesanti perdite qualora entrassero nel centro della città.
Del resto lo schieramento militare ucraino mobilitato per riconquistare il sud est e far fronte a un'eventuale intervento russo pare piuttosto debole in termini quantitativi e qualitativi tenuto conto che un rapporto elaborato dal Ministero della Difesa di Kiev nel marzo scorso mise in luce che solo il 15 per cento dei mezzi era operativo e solo il 10 per cento delle truppe era pronto al combattimento. Le difficoltà militari sono state ammesse dal presidente ad interim Oleksandr Turchinov che ha decretato ieri il ripristino della leva obbligatorio in seguito al "deterioramento della situazione nel sud e nell'est del Paese, a seguito dell'aumento delle unità armate filorusse, che hanno preso il controllo di edifici pubblici, delle comunicazioni e del trasporto nelle regioni di Donetsk e Lugansk". Sviluppi che "minacciano l'integrità territoriale". La coscrizione (che era stata abrogata l'anno scorso) riguarda gli uomini di età compresa tra i 18 ed i 25 anni ma ben difficilmente potrà risultare di qualche utilità nelle operazioni contro gli insorti e potrebbe persino rivelarsi un autogoal. La leva infatti comporterà maggiori costi per arruolare, mantenere e addestrare reclute inesperte e per ora inutili in combattimento sottraendo le già scarse risorse disponibili per alimentare le poche unità realmente operative. Oltre al confine con la Russia Kiev sembra guardare con preoccupazione anche alla frontiera con la Bielorussia dove, su entrambe i lati, vengono segnalati movimenti militari e rafforzamenti dei rispettivi eserciti.
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