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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2014 alle ore 07:35.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 15:27.

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I Big Data sono uno dei temi che sta destando interesse crescente in molteplici settori. Con un mercato che si stima raggiungerà i 26 miliardi di dollari entro il 2016 (Fonte: IDC e GigaOM), i Big Data si propongono come una delle più grosse rivoluzioni che sta caratterizzando e caratterizzerà la nostra società. Ogni giorno vengono elaborati 500 Terabytes dai server di Facebook, 8 Terabytes di Tweet, 24 Petabytes di Email e 4000 Terabytes di dati mobile. Vi è stata, inoltre, una riduzione notevole dei costi di archiviazione e gestione dei dati: da circa $8,9/gigabyte nel 2005 a $0,7/gigabyte nel 2014.

Essere in grado di memorizzare, accedere e analizzare tale quantità di dati - "Big data" - offre alle aziende vantaggi competitivi, e pone nuove sfide, sia in ricerca accademica che pratica: a livello mondiale si prevede possano generare un potenziale di 300 miliardi di dollari annui sulla sanità e il 60% di incremento dei margini operativi dei retailers (Deep Blue Analytics, 2012).
Comprendendone il potenziale e i benefici, i principali attori economici nei mercati internazionali stanno da tempo investendo nello sviluppo di soluzioni di Big Data Analytics. Alcune imprese italiane si stanno muovendo in tal senso anche se l'evoluzione procede a rilento. Le più avanzate imprese multinazionali italiane, però, non trovando presenti nel panorama competitivo nazionale, imprese in grado di proporre una value proposition distintiva sui Data Analystics si trova a dover acquistare prodotti da imprese estere (Statunitensi, Israeliane,…) apportando un segno negativo allo sviluppo dell'economia paese e favorendo la diffusione dei dati interni ad imprese italiane verso realtà esterne al nostro paese.

Non promuovere l'adozione di modelli di Big Data Analytics può portare alla perdita di rilevanti opportunità di sviluppo e miglioramento per tutti. Innanzitutto, il miglioramento dei risultati economici grazie a modelli predittivi di comportamento e di segmentazioni della clientela. Benefici ulteriori possono essere ottenuti in settori come il turismo o la pianificazione urbana. La Pubblica Amministrazione e le istituzioni possono realizzare progetti complessi per combattere il cyber crime. Inoltre il Governo tramite la fornitura di servizi di clouding e di difesa delle identità digitali avrebbe la possibilità di porsi come argine allo strapotere delle internet company (google, facebook etc) che sempre più sono diventati monopolisti di dati ai danni dei cittadini. La più grande società di clouding al mondo è Google che ha più dati sugli italiani di quanti ne abbiano le istituzioni italiane con la beffa di fare ricavi dall'utilizzo di questi dati pagando pochissime tasse in Italia.

Il Governo Italiano ha iniziato a muoversi attraverso l'Agenda Digitale e da ultimo attraverso il Laboratorio digitale del turismo del MiBact (fonte: Ministero dei Beni e delle attività culturali). Presso il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo il Laboratorio ha il compito di definire e favorire l'attuazione della strategia digitale per il turismo, attraverso:
- sistemi di ricerca e analisi dei dati digitali, dei progetti e delle iniziative di digitalizzazione della filiera turistica al fine di identificare e valorizzare best practice e key influencer dell'ecosistema turismo e di promuoverne l'utilizzo dal parte del settore (possibile che i più grandi tour operator ad operare in Italia siano ormai piattaforme Web di prenotazione fuori dall'Italia?);
- oppure utilizzo di standard digitali internazionali che favoriscano l'interoperabilità e l'integrazione dell'offerta informativa e ricettiva e la creazione di un ambiente cooperativo fra operatori pubblici e privati;
- o, ancora modelli di business sostenibili che sfruttino l'opportunità offerta dall'accesso diretto alle informazioni e ai servizi turistici e favoriscano la creazione di applicazioni e servizi. Vi sono però alcuni limiti che possono e devono essere superati al più presto. Innanzitutto, la mancanza di imprese e figure professionali adeguate che spingono le aziende a cercare questi talenti fuori dall'Italia. È necessario investire il prima possibile nella formazione di figure di "data scientists", architects e conoscitori di sistemi paralleli e innovativi che oltre alle competenze informatiche e statistiche abbiamo capacità di interpretazione dei dati e delle analisi sulla base di una forte conoscenza dei bisogni e trend di business.
Un'ulteriore barriera è costituita dal ridotto numero di start-up nazionali innovative che operano in tale settore. I Big Data rappresentano un motore di innovazione senza precedenti e saranno una delle maggiori sfide che l'Italia dovrà affrontare nel prossimo futuro.

L'autore è presidente
del Cambridge Management Consulting Labs

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