Ecco come incassare il bonus di 80 euro grazie ai fondi pensione (e incassare un assegno pensionistico più alto) in quattro mosse
Non tutti potranno incassare il bonus previsto dal Dl 66/2014 emanato dal governo Renzi: ci sono precise soglie di reddito oltre le quali non è prevista nessuna "restituzione" fiscale. Ma grazie all'adesione a un fondo pensione, secondo un'elaborazione di Mefop, è possibile per molti lavoratori beneficiare del bonus 80 euro e incassare quando si smetterà di lavorare una pensione più alta
di Marco lo Conte
4. Bonus 80 grazie ai fondi pensione / Quanta pensione con 80 euro
Com'è evidente nell'ultimo caso, chi aderisce a un fondo pensione può dedurre fino a 5164,57 l'anno dal proprio imponibile Irpef, ma in caso di versamento superiore a questa soglia può dedurre la soglia eccedente dalla quota soggetta a imposizione fiscale al momento del pensionamento (15% sul montante finale, che scende al 9% in caso di adesione per oltre 30 anni). Ma a quanta pensione complementare – aggiuntiva cioè a quella erogheranno l'Inps o gli altri enti previdenziali di primo pilastro - potranno corrispondere questi versamenti ai fondi pensione? Ovviamente sono molti i fattori che concorrono al risultato finale: dall'andamento dei mercati, all'inflazione, alla retribuzione dell'aderente. Difficile quindi formulare delle ipotesi certe: ciononostante è possibile ottenere un'indicazione di massima che può variare in modo considerevole alla luce dei motori di calcolo disponibili su tutti i siti web dei fondi pensione (qualcosa di analogo alla cosiddetta "busta arancione"). Alla luce di questi calcoli è possibile ipotizzare alcuni risultati del versamento di 80 euro al mese per tutta la carriera lavorativa, nell'assunto che la restituzione in busta paga resti strutturale e – per semplicità di calcolo - che nel corso della carriera non si ottengano aumenti di stipendio tali da ridurre o far perdere il beneficio fiscale. Tutto ciò premesso, grazie al motore di calcolo disponibile sul nostro sito web è possibile prendere in considerazione alcuni casi: il 30enne che guadagna 24mila euro verdrà i suoi 960 euro di versamenti annui tradotti in una pensione complementare pari a 2360 euro l'anno circa, ossia il 10% del suo tasso di sostituzione (rapporto primo assegno pensionistico e ultimo stipendio); ciò nel caso aderisca per tutta la sua carriera alla linea di investimento bilanciata 30/70 tra obbligazioni e azioni. Il risultato si riduce nel caso del quarantenne che, iscrivendosi a quest'età e scegliendo lo stesso profilo di rischio, vede i suoi 960 euro annui tramutarsi in 1400 euro di pensione annua, ossia poco più del 6% dell'ultimo stipendio (oltre come detto alla pensione di primo pilastro); e anche il cinquantenne che, in base agli stessi criteri di calcolo, vedrà tramutare il versamento dei suoi 80 euro al mese ossia 960 l'anno in 1280 euro circa annui. A conferma che il miglior gestore per il risparmio, anche previdenziale, è il tempo.
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