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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2014 alle ore 14:08.
L'ultima modifica è del 08 maggio 2014 alle ore 14:10.

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Giuliano Poletti (Italy photo press)Giuliano Poletti (Italy photo press)

Ora non resta che correre e rischiare. L'Italia, ha ricordato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, intervenendo all'assemblea di Rete Imprese Italia, è un paese «in ritardo e quando si è in ritardo, si dice dalle mie parti, bisogna correre e quando corri c'è il pericolo di prendere una storta». Il responsabile del Lavoro ha sottolineato che «noi non possiamo non correre questo rischio per recuperare quel gap che il paese ha accumulato negli anni. C'è bisogno di un grande passo avanti. Se non abbiamo la forza di prendere delle decisioni radicali l'Italia continuerà ad essere un paese che parte più lentamente».

Proteste M5S su dl lavoro sceneggiate
Sullo sfondo delle parole del ministro, le critiche al decreto lavoro, che ieri ha ottenuto il via libera del Senato, e ora torna alla Camera per essere convertito in legge entro il 19 maggio. Le proteste nell'Aula di ieri, con l'esibizione della maglia con la scritta sulla schiavitù da parte dei parlamentari pentastellati, rappresentano un qualcosa di «totalmente infondato, quelle sono sceneggiate, dal mio punto di vista con poco costrutto». Quanto accaduto, ha spiegato, «non ci fa cambiare idea perché noi guardiamo alla sostanza delle cose».

In Italia tante rendite e inefficienze
Secondo Poletti in Italia «le rendite e le inefficienze sono tante, chi approfitta di una situazione specifica è in tutti i luoghi. Nella previdenza, ad esempio, riscontro cose sorprendenti, ogni categoria - ha spiegato il ministro - ha una propria previdenza, tutti hanno una regola speciale». Ecco che oggi siamo di fronte a una «situazione che è difficilissima da recuperare perché se tocchi una parte esplode un'altra».

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