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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2014 alle ore 22:04.

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Jordi Bertomeu (Olycom)Jordi Bertomeu (Olycom)

Dodici anni dopo la beffa casalinga ai danni della Kinder Bologna, l'Italia torna ad ospitare le Final Four di Eurolega. Sarà Milano ad ospitare il gotha del basket europeo per l'atto conclusivo della stagione. Senza italiane, con Milano che ha dovuto alzare bandiera bianca dinnanzi al Maccabi Tel Aviv ad un passo dalla qualificazione, ma con rinnovate speranze per un movimento sempre più in crescita. Tra diritti tv e botteghino l'Eurolega 2013/14 fattura 375 milioni. Il volume d'affari complessivo prodotto da Euroleague Basketball, la massima competizione continentale cestistica, supera l'Europa league di calcio il cui giro d'affari è oggi poco al di sopra dei 200 milioni di euro. Il fatturato diretto di Euroleague Basketball, nel dettaglio è di circa 28 milioni di euro. La fetta più grossa di questi ricavi proviene dalla cessione dei diritti televisivi, che da sola vale il 61% dell'intera "torta", con Grecia, Spagna, Israele, Turchia e Russia a garantire la maggior parte di queste entrate. Il numero di paesi che trasmette le partite dell'Eurolega è inoltre aumentato da 187 a 195. Il restante 39% va suddiviso tra le sponsorizzazioni, che assicurano il 22% delle entrate complessive, ed altri ricavi (merchandising, botteghino, eccetera). Ogni squadra partecipante alla competizione ha un budget varia da un massimo di quasi 46 milioni di euro ad un minimo di circa 3 milioni, per un budget medio di oltre 14 milioni di euro. Degli aspetti economici e sportivi dell'Eurolega e delle ragioni che hanno portato alla scelta di Milano abbiamo parlato con Jordi Bertomeu, presidente della Euroleague Basketball Company.

Le Final Four a Milano: una scelta di tradizione prima che di mercato?
Milano dal punto di vista cestistico ha una grande storia a livello europeo, un grande prestigio. È vero, non ha avuto una squadra di primo livello finora, ma per tanti anni ha fatto la storia. Per noi rappresenta un mercato molto interessante, anche per quanto riguarda il basket italiano. La scelta di Milano è stata molto facile per noi.

I dati per quanto riguarda l'affluenza al botteghino vedono un presenza media di circa 7000 spettatori a partita nelle sfide della fase a gironi e di oltre 9000 spettatori in questa prima parte delle Top Sixteen. Portare le Final Four in Italia dopo l'esperimento londinese dello scorso anno è un passo indietro nell'espansione verso i nuovi mercati?
Noi cerchiamo di passare da mercati non tradizionali per la pallacanestro per poi tornare "a casa" ogni tanto. A Milano andiamo sul sicuro, quando si va a Londra lo si fa per dare un messaggio di apertura verso il mercato della pallacanestro. Comunque Londra resta il centro dello sport business e se vogliamo migliorare in visibilità non possiamo trascurare questi mercati, senza dimenticarci quelli tradizionali come Spagna, Grecia, Italia e anche la Turchia. La combinazione dei due mercati è la nostra strategia.

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