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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2014 alle ore 09:50.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 15:37.

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Il dibattito su queste nuove regole si è già allargato al Financial Times, giorni fa Dennis Beir, professore di pediatria a Baylor si è schierato contro un approccio ideologico che demonizza gli zuccheri, essenziali, dice, per il nostro metabolismo. Manager come Paul Polman, Ceo di Unilever (il più grande produttore di gelati al mondo), Debra Sandler, capo di Mars, Indra Nooyi Ceo di Pepsi Cola hanno offerto soluzioni alternative alle regole imposte dall'alto.

In America la partita mediatica in materia è in pieno svolgimento: Jon Stewart idolo televisivo del progressismo americano ne ha parlato questa settimana nel suo programma, ma è anche preoccupato dal rischio di "tornare indietro" a quando si usavano ingredienti artificiali invece dello zucchero, dannosi per altro verso. Ma l'attacco frontale è partito ieri con il debutto in tutti i cinema americani di un documentario sull'obesità di Katie Couric. E noi? Per ora pensiamo a un premio ai distributori del nostro olio in America. Eataly ha aperto giorni fa a New York un negozio Nutella per celebrare i 50 anni di uno dei prodotti italiani sotto attacco, ma che trionfa su tutti i mercati mondiali. Iniziative "commerciali" apprezzabili. Ma ora ci vuole una parallela e vigorosa azione "politica" del governo, a partire dalla Presidenza del Consiglio e della Farnesina.

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