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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2014 alle ore 07:21.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 15:39.

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BERLINO. Dal nostro corrispondente
La Germania ha bisogno di più investimenti pubblici e di liberalizzare il settore dei servizi se vuole trasformarsi da «ancora di stabilità» a «motore di crescita» per l'eurozona. L'annuale missione del Fondo monetario nella più grande economia dell'area euro si è conclusa ieri con un elogio ai risultati ottenuti dal Governo tedesco sul fronte della creazione di posti di lavoro e di aggiustamento dei conti pubblici, ma anche con una serie di osservazioni critiche, che riguardano le principali scelte politiche adottate negli ultimi mesi dalla grande coalizione, dall'aumento della spesa pensionistica all'introduzione del salario minimo.

Il quadro di fondo è quello di un'economia tedesca che nel primo trimestre dell'anno è cresciuta dello 0,8% contro una media dell'eurozona dello 0,2% e una contrazione in diversi Paesi, fra cui Italia, Olanda e Portogallo. È probabile che, nella redazione finale del rapporto, attesa per luglio, l'Fmi riveda al rialzo, ha detto Enrica Detragiache, capo della missione in Germania, le previsioni avanzate nel World Economic Outlook il mese scorso, che parlano di una crescita dell'1,7% quest'anno e dell'1,6% il prossimo. La stessa Bundesbank, che ha diffuso ieri il suo bollettino mensile, ammette tuttavia che i dati dei primi tre mesi dell'anno sono stati influenzati, per uno 0,3% circa, dall'inverno mite, che ha spinto l'attività nelle costruzioni, e che il secondo trimestre vedrà un rallentamento, senza peraltro alterare significativamente il trend positivo. Sia il Fondo sia la Bundesbank vedono un'economia dove prevale l'impulso della domanda interna, soprattutto per consumi, ma i cui rischi più gravi vengono dal possibile rallentamento dei mercati emergenti e dai pericoli gepolitici, a partire dall'Ucraina.

L'Fmi aggiunge però, come primo rischio al ribasso, la debole crescita del resto dell'area euro. L'economia tedesca tuttavia potrebbe fare di più «per contribuire a portare l'eurozona fuori dalla sua lunga crisi», secondo Detragiache, soprattutto con maggiori investimenti pubblici e privati. Questi, e la riforma del settore di servizi, farebbero aumentare la crescita in Germania e al tempo stesso sosterrebbero la ripresa nel resto dell'area euro, è la conclusione del Fondo monetario.

L'investimento pubblico, in particolare nell'infrastruttura dei trasporti, è necessario e fattibile, senza violare gli obiettivi di bilancio, sostiene l'Fmi, anche per cifre addizionali pari nallo 0,5% del prodotto interno lordo per quattro anni. Il Governo ha poi in parte chiarito alcuni elementi della riforma del settore energetico, ricordano gli economisti dell'istituzione di Washington, ma l'incertezza su molti apsetti continua a scoraggiare l'investimento delle imprese anche di altri settori. Si stima che la Germania abbia bisogno di investire per rafforzare l'infrastruttura energetica cifre pari all'1-1,5% del pil all'anno fino al 2020.

La Germania resta poi un Paese dove alla competitività del settore manifatturiero fa riscontro una crescita più lenta dei servizi, frenata dalla regolamentazione, come osservava l'Ocse nel suo rapporto biennale sul Paese diffuso la scorsa settimana. Come l'Ocse, l'Fmi insiste sull'importanza di liberalizzare le professioni. L'Fmi nota inoltre che, nelle ferrovie e nelle poste, sussistono discriminazioni contro i nuovi operatori e quindi andrebbero assegnati maggiori poteri alle autorità di regolamentazione. Le riforma e la deregulation delle reti e delle professioni migliorerebbero il potenziale di crescita e sarebbe un vantaggio per tutta l'economia, secondo l'Ocse: rafforzerebbero anche la domanda interna e quindi ridurrebbero la dipendenza dall'export. Nei mesi scorsi, lo stesso Fondo, il Tesoro degli Stati Uniti e la Commissione europea avevano sollecitato Berlino a fare di più per ridurre il propio avanzo nei conti con l'estero, che viaggia attorno al 7% del pil, un livello considerato insostenibile e dannoso per i partner della Germania. Il sisterma bancario (vedi l'articolo a pagina 25 su Deutsche Bank) presenta diverse incognite e va tenuto sotto «stretta osservazione».

Il Fondo è critico sulle misure adottate dalla grande coalizione di Governo per aumentare la spesa pensionistica, che non migliora il potenziale di crescita e non porta nessun vantaggio alle altre economie. Il prepensionamento di lavoratori con lunghi periodi di contributi abbasserà la partecipazione alla forza lavoro dei più anziani e aggraverà il problema, già molto sentito, della carenza di alcune professionalità. Quanto al salario minimo, crea il rischio, come sottolineato anche da diversi economisti indipendenti, di far salire la disoccupazione in diverse regioni.

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