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Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio 2014 alle ore 13:53.
L'ultima modifica è del 22 maggio 2014 alle ore 14:21.

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Pier Silvio Berlusconi (Olycom)Pier Silvio Berlusconi (Olycom)

Il pm di Milano Fabio De Pasquale, al termine della sua requisitoria, ha chiesto la condanna a tre anni e due mesi di carcere per il vicepresidente di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, e tre anni e quattro mesi per Fedele Confalonieri, due degli imputati del caso Mediatrade. Entrambi sono accusati di frode fiscale.

I due sono imputati nell'ambito del processo su presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv da parte del gruppo Mediaset, filone appunto Mediatrade. Il pm della procura di Milano Fabio De Pasquale ha spiegato che si é dovuto «trovare il punto di equilibrio tra la loro volontà di restare fuori, di aver conosciuto ma non aver impedito, di essersi adeguati all'andazzo e la loro posizione formale all'interno delle società», tenendo però conto che da parte loro «non c'é stato alcun ruolo di organizzatori».

Le altre richieste di condanna riguardano altri otto imputati, e vanno dai 2 ai 5 anni, tenendo conto che il reato di appropriazione indebita contestato a quattro di loro si é già prescritto. Restano quindi, a vario titolo, le contestazioni di frode fiscale e riciclaggio. Per gli ex manager del gruppo del Biscione sono state fatte le seguenti richieste di condanna: Giorgio Dal Negro a 2 anni, Gabriella Ballabio a 3 anni e Daniele Lorenzano a 3 anni e 2 mesi, mentre per banchieri Paolo Del Bue a 3 anni (ma la sua posizione si prescriverà l'11 giugno prossimo, prima della sentenza di primo grado), e Giovanni Stabilini a 4 anni. Infine, per quanto riguarda le due cittadine cinesi di Hong Kong Paddy Chan e Catherine Hsu Chun (accusate di riciclaggio), il pm ha chiesto, rispettivamente, una condanna a 5 e 4 anni. Il pm De Pasquale ha spiegato che «le richieste di pena non rispecchiano l'onerosità dei singoli comportamenti per la generalizzata prescrizione che ha colpito l'appropriazione indebita». Inoltre, le condanne più pesanti sono state chieste per le due cittadine cinesi, in quanto, «per quanto strumeni docili, ma ben pagati», avrebbero commesso «il reato più grave».

La reazione di Luca d'Alessandro: tempistica inquietante
«La Procura di Milano cerca di nascondere gli scandali, i veleni, gli abusi e le irregolarità commesse nella conduzione di alcune delicate inchieste dai suoi magistrati più in vista, con la foglia di fico di una richiesta di condanna per i vertici Mediaset assurda e inquietante per la sua tempistica. Siamo certi che ci vorrà ben altro, rispetto all'ennesimo processo politico, per fare riacquistare credibilità all'ufficio giudiziario milanese». Ha affermato Luca d'Alessandro, segretario della commissione Giustizia della Camera.

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