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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2014 alle ore 08:11.

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ROMA
L'uscita dalla recessione è travagliata, e la ripresa in in Italia è «fragile e incerta» anche se «non mancano, anche da noi, segnali positivi» come i maggiori afflussi di capitale e un miglior clima per la fiducia dei consumatori e ordinativi delle imprese. Muove di qui, da una realistica constatazione del fatto che per l'Italia «il lascito della recessione è pesante» e che «la via della ripresa, non solo economica, non sarà né breve né facile» la relazione del governatore della Banca d'Italia.
Ignazio Visco ha sottolineato ieri di fronte ai "signori partecipanti" nonché al folto pubblico di rappresentanti delle istituzioni e del mondo produttivo e accademico venuto ad ascoltarlo, che per ottenere un miglioramento duraturo «va messo a frutto quanto è stato intrapreso, avanzando con decisione lungo la strada delle riforme, e promuovendo la ricerca dell'efficienza, nei servizi pubblici come nell'attività privata». Dell'assoluta necessità di varare un intero set di riforme strutturali Visco parla da tempo, e anche stavolta ha sottolineato che «politiche di ampio respiro vanno inserite in un quadro organico di interventi» (tra l'altro, all'elenco delle riforme strutturali necessarie per modernizzare il paese è dedicato un intero capitolo della Relazione).
Ieri Visco si è limitato nelle "Considerazioni" a nominare le più urgenti, che sono la tutela della legalità e l'efficienza della pubblica amministrazione. In particolare «corruzione, ciminalità, evasione fiscale, oltre a minare alla radice la convivenza civile, distorcono il comportamento degli attori economici e i prezzi di mercato, riducono l'efficacia del l'azione pubblica, inaspriscono il livello della tassazione per coloro che adempiono ai propri doveri» oltre ad abbassare il livello degli investimenti produttivi e le occasioni di lavoro. Quanto al buon funzionamento della Pa «da esso dipende l'efficacia delle riforme» ha osservato. Visco non si è tuttavia limitato a parlare dell'esigenza di dare attuazione alle riforme strutturali. «Siamo anche consapevoli- ha sottolineato – che alla crescita della produttività, troppo a lungo stagnante, deve accompagnarsi quella della domanda, quindi dei redditi delle famiglie, da sostenere con nuove opportunità di lavoro». Bisogna dunque tornare a investire perché i necessari aumenti di produttività e l'altrettanto necessaria crescita dell'occupazione sono due aspetti conciliabili, se torna a salire la domanda interna, cioè consumi e investimenti: «Servono investimenti, privati e pubblici, nazionali ed europei» scandisce Visco, che punta il dito anche sulla carenza di infrastrutture nel paese.
La preoccupazione del governatore per il rischio di una stagnazione prolungata o di un'inflazione troppo bassa per troppo tempo è tangibile. Dice il responsabile di Palazzo Koch, che giovedì 5 giugno sarà a Francoforte dove la Bce deve prendere decisioni importanti in materia di politica monetaria: «Anche una dinamica troppo contenuta dei prezzi è dannosa per la stabilità finanziaria, specie quando i debiti pubblici e privati sono alti e la crescita è debole. Va contrastata con altrettanta fermezza, anche per evitare che si radichi nelle attese di medio periodo».
Quanto agli altri problemi dell'economia italiana, Bankitalia ricorda che negli ultimi anni la produzione industriale si è contratta di un quarto, che i consumi tra il terzo trimestre del 2011 e il terzo del 2013 sono scesi del 3,2 per cento( non era mai successo, nemmeno nella recessione degli anni'90 o in quella del 2009, che i consumi si contraessero più del reddito). Non basta: gli investimenti in rapporto al 2007 si sono ridotti del 26 per cento. Gli sgravi fiscali di 80 euro vanno quindi nella giusta direzione e i consumi delle famiglie potranno trarne beneficio. Ma, aggiunge Visco «non diventeranno forza trainante di ripresa, senza un duraturo aumento dell'occupazione».
Quanto alla salute della finanza pubblica, il governatore ha ricordato ieri i buoni risultati ottenuti dall'Italia: disavanzo al 3% del Pil sotto la media europea; il surplus primario più elevato in Europa, insieme con la Germania. Ma «la riduzione del rapporto tra debito e Pil resta la sfida ineludibile per il nostro paese». I risultati ottenuti a prezzo di tanti sacrifici, ha tenuto a sottolineare il governatore «non vanno dispersi» perché oggi consentono lo spazio d'azione per iniziative a favore della crescita come l'accelerazione dei tempi di pagamento della Pa la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro. Per i crediti verso la Pa, la Relazione fornisce la stima aggiornata al 2013 dello stock in essere (che comprende sia i debiti Pa già scaduti sia quelli che non lo sono ancora): si tratta di 75 miliardi (nel 2011 erano 90). Il rapporto della Banca centrale contiene anche un riferimento alla questione Tasi, ricordando come, dopo la sostanziale abolizione dell'Imu sulla prima casa nel 2013, il prelievo locale complessivo tornerà ad aumentare nel 2014. Di quanto? Se la Tasi verrà applicata con l'aliquota base, il prelievo dovrebbe tornare ad aumentare di circa il 12 per cento. Se, invece ciascun capoluogo applicasse un'aliquota pari al 2,5 per mille, la tassazione locale sugli immobili tornerebbe più o meno ai livelli che aveva nel 2012 e l'incremento di gettito rispetto al 2013, partendo da un'entità del gettito molto bassa, sarebbe pari addirittura al 60 per cento.
Ma ieri Visco ha chiesto anche al sistema bancario di fare la sua parte, per garantire un ritorno duraturo alla ripresa. Ha rilevato che il credito complessivo all'economia italiana è ancora in calo e mentre le imprese di maggiori dimensioni hanno già ampliato il ricorso al mercato obbligazionario, le restrizioni dell'offerta di credito colpiscono in misura maggiore le piccole e medie imprese. Proprio per agevolare il finanziamento alle pmi nelle prossime settimane Bankitalia varerà misure per migliorare la situazione della liquidità delle banche: sarà infatti ampliata la gamma dei prestiti utilizzabili a garanzia del rifinanziamento presso l'eurosistema (ammettendo i portafogli di pool di crediti introducendo modifiche regolamentari per rendere stanziabili a questo fine anche le linee di credito in conto corrente).

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