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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2014 alle ore 08:11.

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SCHEDE A CURA DI
Eugenio Bruno, Isabella Bufacchi,
Carmine Fotina, Andrea Marini,
Marta ParisCAPITALIZZAZIONE IMPRESE
Duecento miliardi di aumento del patrimonio per rendere le imprese più robuste mettendole al pari con i grandi competitor europei. La patrimonializzazione è posta tra le priorità per il rilancio dell'economia reale. Secondo Visco, una leva finanziaria in linea con la media europea richiederebbe un aumento del patrimonio di circa 200 miliardi e una pari riduzione dei debiti, per liberare le imprese da un'eccessiva dipendenza dal credito bancario, oggi pari al 64% dell'indebitamento complessivo. In controluce un'inversione di tendenza si può già intravedere, considerato che Banca d'Italia stima che nel 2013 il patrimonio netto delle società non finanziarie è cresciuto di 35 miliardi.
PAGAMENTI PA
Via Nazionale valuta che nel corso del 2013 l'indebitamento commerciale complessivo delle Pa sia sceso da circa 90 a 75 miliardi, a fronte di una spesa annua nell'ordine dei 150 miliardi. Giovedì scorso il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha parlato di 60 miliardi ancora «da aggredire», riferendosi a debiti certi, liquidi ed esigibili al 31 dicembre 2012. Nel complesso, l'incidenza dei debiti commerciali sul Pil è scesa dal 3,9% del 2012 al 3,3% ma resta la più alta tra i Paesi europei che hanno comunicato i dati. Tra le imprese che hanno ricevuto i pagamenti, è più alta la propensione a rivedere al rialzo i piani di investimento. Calano, di poco, i tempi medi di pagamento: da 190 a 180 giorni.
Credit-crunch, rallenta il calo Prestiti alle Pmi giù del 5%
Finanziamenti innovativi a sostegno delle imprese
Ai minimi dal dopoguerra: serve una cura shock
Flusso giù a fine 2103 ma pesa il fattore imprese
Obiettivo: aumentare il patrimonio di 200 miliardi
Per la Tasi 2014 aumenti compresi fra 12% e 60%
A Bankitalia il potere di rimuovere i vertici
Nel 2013 debiti a 75 miliardi Tempi medi scesi a 180 giorni
Antonio Patuelli
Presidente Abi
«Sulla governance dal governatore chiari segnali colti dalle banche: ci si sta lavorando»
Luigi Abete
Presidente Bnl
Federico Ghizzoni
Amministratore delegato Unicredit
I DATI SUL CREDITO
INVESTIMENTI
Aumenti di produttività e crescita dell'occupazione si potranno verificare «se si riprende la domanda interna». E la chiave di volta, evidenzia Visco, sta «nell'aumento degli investimenti fissi, che sono la cerniera tra domanda e offerta». Si dovrà ripartire da dati in calo. Gli investimenti fissi lordi sono calati del 4,7% nel 2013, cumulando una flessione di quasi il 15% nell'ultimo triennio e del 27% dal 2007: in sei anni la propensione a investire si è complessivamente ridotta di quattro punti percentuali scendendo al 17% del Pil, ai minimi dal dopoguerra. Calano anche gli investimenti pubblici, per la frenata delle infrastrutture: la diminuzione è stata pari a circa il 30% in quattro anni.
FISCO LOCALE
P er la tassazione immobiliare si profila all'orizzonte un nuovo aumento. A lanciare l'allarme è la relazione annuale della Banca d'Italia secondo la quale il passaggio dall'Imu alla Tasi potrebbe fare aumentare del 12% il prelievo sull'abitazione principale se tutti i Comuni capoluogo si limitassero all'aliquota base dell'1 per mille per il nuovo tributo sui servizi indivisibili. Se gli stessi municipi arrivassero invece al tetto massimo del 2,5 per mille l'incremento sarebbe del 60 per cento. Ma bisogna tenere conto che nel 2013 l'Imu sulla prima casa è stata quasi abolita per cui se il paragone lo si fa con il 2012 il peso dell'imposizione resterebbe più o meno immutato, come precisato in serata dal sottosegretario alla presidenza, Graziano Delrio, e dalla stessa Bankitalia.
«Il credito complessivo all'economia italiana è in calo». Il trend evidenziato da Visco è influenzato anche da «un contesto di persistente incertezza» tempi e intensità della ripresa che ha indotto le imprese a ridurre la domanda. Ma restano comunque elevate, rispetto alle altre economie dell'area euro, le difficoltà di accesso ai finanziamenti. Nel 2013 i prestiti bancari alle aziende sono diminuiti del 5%, flessione che si è attenuata nei primi mesi di quest'anno (-4,2% a marzo). «Le restrizioni all'offerta di credito – ha spiegato il governatore – colpiscono in misura maggiore le Pmi, generalmente più rischiose e ora particolarmente indebolite dalla recessione». L'ammontare dei prestiti bancari a famiglie e mondo produttivo alla fine dello scorso anno «superava i 1.400 miliardi e il 90% del Pil».

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