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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2014 alle ore 07:55.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 15:50.

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Sarà per quella faccia un po' così, per quell'espressione un po' così, che assume celebrando l'alzata della pinta al pub, ma ha ragione Beppe Grillo nel dire che Nigel Farage ha sense of humor. Il fragoroso sghignazzo, sul sorriso da Joker, del leader dell'Ukip suscita simpatia nel comico genovese. Questione di pelle, più che di programmi perché l'intesa fra il gran capo del partito eurofobo britannico e il fondatore del Movimento Cinque Stelle non può andare oltre l'ammirazione che talvolta gli showman si concedono l'un l'altro.

Ora che la polvere delle esplosioni post-elettorali s'è posata sul dibattito, ora che le frasi al fulmicotone delle più deboli centurie Ukip sono archiviate come gravissimi incidenti di percorso politico, si può provare a immaginare il destino della liaison Farage-Grillo. I commenti sessisti e l'omofobia - sia chiaro - restano inaccettabili, ma il leader dell'Ukip ne ha preso le distanze minacciando espulsioni. Un partito che ha il 27% del consenso deve fare uno sforzo di serietà: per questo è un errore fermarsi solo alle frasi diffamatorie per scandagliare il baratro che divide l'Ukip dai Cinque Stelle.
L'United Kingdom independence party non è anti-sistema, è un partito profondamente conservatore con una sola ambizione: trascinare il Regno Unito fuori dall'Unione europea, recuperando la piena sovranità nazionale di Londra. Il resto del programma è ininfluente. All'agrodolce isolamento che ne deriverebbe, l'Ukip oppone il recupero dell'Arcadia perduta, la dimensione globale di un Regno che vorrebbe dominatore sui mercati emergenti e affrancato dalle "miserie" del negoziato comune. Elettori ultrasessantenni, quelli dell'Ukip, che vedono nelle parole annaffiate di birra e ricoperte di tweed del loro capo il rinculare verso un piccolo mondo antico, illuminato, va da sè, dai lampi dell'Impero.

Little England certo, ma non solo. Nigel Farage è figlio di un broker della City che liquidò il Big Bang finanziario di Margaret Thatcher come l'eliminazione «del più blasonato gentlemen's club del Regno». Nigel stesso s'è agitato a lungo nelle trading rooms delle materie prime. Non a caso, infatti, l'arrivo delle direttive europee nell'enclave del Miglio Quadrato britannico resta, per l'Ukip, la motivazione più urgente per lasciare l'Ue. La prerogativa del british banker, o meglio del sistema finanziario che rappresenta, è minacciata e va difesa per tutelare l'interesse nazionale. Pensiero legittimo ( i tedeschi lo fanno sull'automotive, i francesi sull'agricoltura) se non sfuggisse a riflessioni importanti, come quella sulle ragioni ultime che hanno prodotto l'anglosassone credit crunch. O se spiegasse come intese commerciali internazionali - favorite dall'Ukip - possano esistere senza la cessione di sovranità nazionale.
Nessuna rivoluzione, nessun modernismo nel segno del web, ma restaurazione autentica, dunque, per lo zoccolo duro di un elettorato che è a tutti gli effetti ultraconservatore. Sul patibolo gli indipendentisti inglesi vogliono mandare soltanto l'Europa. Non contestano affatto il sistema politico-istituzionale del Regno di cui rivendicano in pieno l'appartenenza, pronti come potrebbero essere a far fronte comune con i Tory .

L'avversario è l'Europa delle ingerenze economiche e soprattutto l'Europa della libera circolazione dei cittadini. È un fatto - i numeri non sono politically correct - che l'immigrazione intraeuropea nel Regno sia stata massiccia. È meno evidente che abbia tolto british jobs a british workers, eccetto che per quei british jobs che i british workers non vogliono fare. La statistica si presta comunque alla strumentalizzazione demagogica e il risultato è la richiesta dell'Ukip di chiudere le frontiere per tutelare il welfare e proteggere la "britishness". Il tema non può essere liquidato con sufficienza. Nelle sue pieghe va scovato il successo che Farage ha raccolto nell'elettorato Labour, una dinamica che ricorda quando la Lega fece sua Sesto San Giovanni, la Stalingrado d0'Italia. È l'altra metà dell'Ukip, partito bi-fronte che minaccia i Tory, ma impensierisce i laburisti.
Che cosa centra tutto questo con il manto politico che avvolge il Cinque Stelle per volontà propria o di importanti supporteri ? Che genere di politiche potranno definire due forze che non hanno nulla in comune, né l'impianto ideologico, né il bacino elettorale, né l'obbiettivo finale, a meno che Beppe Grillo non voglia battersi per l'uscita dell'Italia, non dall'euro, ma dall'Unione anche in nome dell'interesse del sistema bancario britannico ? L'abisso è incolmabile, riempito solo da quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così che oltre a Genova, Beppe Grillo ha scoperto battere anche gli umidi mews della City di Londra.

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