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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2014 alle ore 13:45.
L'ultima modifica è del 04 giugno 2014 alle ore 17:31.

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Nowak s'interrompe, prima di tracciare un bilancio, meditabondo: «Ora abbiamo accesso a tutto, proprio come i francesi o gli italiani, anche se siamo più poveri rispetto a loro. Ma oggi esco di casa e vedo un bambino con abiti colorati e mi ricordo di quando ero vestito di grigio; vedo che non c'è spazio per parcheggiare e mi ricordo che un tempo c'erano solo le macchine del partito; entro nella casa di un polacco medio e noto che c'è tutto (frigorifero, televisione, lavatrice) e che è discretamente arredata. Certo, dobbiamo lavorare due volte di più, ma non dieci volte di più».

A Varsavia, da dove è cominciato questo itinerario, davanti alla Casa del partito si allunga dal 2002 una surreale palma di plastica, là dove normalmente si faceva l'albero di Natale: è un'opera di Joanna Rajkowska ed è diventata un simbolo, «è l'arte che si esprime nello spazio pubblico in modo non convenzionale», dice Joanna Mytkowska, 44 anni, direttrice del Museum of modern art che avrà presto una nuova sede nel cuore della capitale, vicino al palazzo della Cultura e delle Scienze. «Al pari dei cambiamenti innescati da Solidarnos´c´ e successivi alla Tavola Rotonda ci sono stati dei movimenti artistici spinti dalla società, attraverso i galleristi, e io ero con loro negli anni Novanta», racconta, rievocando gli anni da curatrice al Pompidou di Parigi prima del rientro in patria.
«L'arte è dentro la società civile, è un modo per prendere posizioni politiche. Per esempio Sania Jvekovic´, un'artista croata legata al femminismo, è arrivata qui nel 2008 e si è chiesta "Ma dove sono le donne polacche che hanno contribuito all'opposizione negli anni Ottanta? Sono scomparse". Di qui la sua serie Le donne invisibili di Solidarnos´c´. Oppure l'installazione dell'Arcobaleno di plastica di Julita Wójcik nella nostra piazza san Salvatore: l'arte colpisce punti deboli della società pur in modo non deliberato». L'Arcobaleno ha infatti suscitato molte polemiche perché è stato interpretato come un elemento della campagna a favore delle unioni omosessuali, e per questo è stato più volte bruciato. «Io ero giovanissima in quegli anni – conclude Mytkowska con un sorriso –, volevo la libertà, volevo cambiare il mondo...». Di quel tempo che pareva immutabile non rimangono che i ruderi. Lo scorso 25 maggio, a 90 anni, è scomparso il generale Wojciech Jaruzelski, l'uomo che istituì la legge marziale nell'81 e poi riconobbe il fallimento segnando la fine di un'epoca. Sulla quale, con la sua morte, cala il sipario.

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