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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2014 alle ore 10:43.
L'ultima modifica è del 07 giugno 2014 alle ore 12:33.

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Lo scorso week end la Marina Militare ne ha soccorsi oltre 3.600 mentre già oltre 3 mila sono stati portati in Italia nelle ultime 36 ore. Il flusso migratorio di profughi dalla Libia verso le coste italiane non conosce soste con oltre 45 mila arrivi dall’inizio dell’anno. Anzi, si sta intensificando grazie al bel tempo estivo e forse anche a causa della sempre più caotica situazione in Libia.

Questa notte, per esempio, è stata molto impegnativa per gli uomini e le donne della Guardia Costiera, che in poche ore hanno salvato quasi 700 migranti in due diverse operazioni nel Canale di Sicilia. Entrambe sono avvenute nelle acque antistanti Lampedusa, a circa 40 miglia dalla costa, ed hanno visto coinvolte le motovedette della Guardia Costiera dell'isola. E altri 400 stanno per essere soccorsi.

«Siamo radicalmente fuori controllo in un dramma disumano. Le chiacchiere si sprecano, la credibilità delle istituzioni europee e dei governi è vacillante. Ormai siamo di fronte a numeri insopportabili», ha commentato il sindaco di Porto Empedocle, Lillo Firetto.

Nonostante le polemiche e le critiche sollevate dall’opposizione l’operazione Mare Nostrum, che vede la Marina impiegare 5 navi da guerra per imbarcare gli immigrati in mare e portarli in Italia, è stata confermata dal governo che continua a definirla “a termine” anche se interromperla significherebbe solo far riprendere l’esodo di barconi verso Lampedusa.

Per far fronte all’emergenza la Marina mette in campo anche i suoi gioielli tecnologici per un impiego quanto meno discutibile in termini finanziari. Oltre alle vecchie fregate e corvette destinate alla prossima radiazione, il cui costo d’impiego varia dai 20 mila ai 60 mila euro al giorno, la Marina sta impiegando da alcuni giorni nell’operazione Mare Nostrum anche la nuovissima fregata Carlo Bergamini, gioiello tecnologico da 7 mila tonnellate in servizio da un due anni costata oltre mezzo miliardo di euro.

Appartenente al tipo Fremm e dotata di elettronica e armamento sofisticatissimi, la nave da guerra è rientrata in aprile dal tour di promozione del “made in Italy” del 30° Gruppo Navale in Medio Oriente e Africa guidato dalla portaerei Cavour ma giovedì ha trasportato nel porto di Augusta 443 immigrati raccolti in mare. Un impiego dal rapporto costo/efficacia improponibile specie in tempi di spending review e mettendo a confronto i costi di Mare Nostrum (9,3 milioni di euro al mese di cui 7 per le spese vive e i restanti per le indennità degli equipaggi) con gli incassi dei trafficanti di esseri umani libici.

Difficile disporre dei bilanci dettagliati delle organizzazioni malavitose ma l’agenzia Redattore Sociale ha pubblicato ieri l’intervista a un trafficante libico di Zuara  che vanta di non aver mai avuto naufragi e definisce la sua attività criminale «un servizio richiesto sul mercato che ogni businessman decide come erogare».

Per ogni barcone che salpa il trafficante incassa 200 mila dollari per un guadagno, al netto delle spese, di ben 120 mila. Cifre importanti specie se si tiene conto che solo giovedì sono state soccorse dalla flotta italiana 17 imbarcazioni salpate dalla Libia. «Di fatto la Marina viene impiegata come subcontraente dei trafficanti di esseri umani», ha commentato non senza un filo di ironia Germano Dottori, analista e docente di Studi Strategici presso l’Università Luiss-Guido Carli di Roma.

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