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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2014 alle ore 10:33.
L'ultima modifica è del 07 giugno 2014 alle ore 12:10.

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Dopo il conflitto del 2011 tra i ribelli (appoggiati dalla Nato) e le forze fedeli al regime di Gheddafi, la Libia sembra scivolare verso una nuova guerra civile che vede opposti questa volta  gli islamisti a una coalizione di moderati e militari.

Il tentativo dei Fratelli Musulmani di imporre un nuovo premier, l’uomo d’affari Ahmed Maitiq sostenuto anche dalle milizie di Misurata, è stata dichiarata illegale dalla Procura di Tripoli perché in violazione con la Costituzione: Maitiq è stato infatti votato da 113 deputati contro il minimo di 120 voti richiesti in una seduta non ufficiale del Parlamento.

La Corte Suprema libica si esprimerà in proposito lunedì ma Abdullah al-Thani, premier dimessosi il 13 aprile dopo essere scampato a un assalto armato a soli cinque giorni dal conferimento dell'incarico, ne aveva già contestato la legittimità. Al caos istituzionale si aggiunge il “pronunciamiento” militare del generale Khalifa Haftar che il 16 maggio ha  giurato di voler “ripulire la Libia dai Fratelli Musulmani” e ha dichiarato guerra  ai qaedisti di Ansar al Sharia scatenando operazioni militari (l’operazione “Dignità”) a Bengasi e in altre aree della Cirenaica grazie ai molti reparti di esercito e polizia schieratisi dalla sua parte.

Accusato di essere un golpista, Haftar ha dichiarato disciolte le istituzioni e il Parlamento dominato dagli islamisti dopo che laici, liberali e moderati dell’Alleanza  delle Forze Nazionali guidata da Mahmoud Jibril (aperto sostenitore di Haftar)  hanno boicottato l’assemblea in seguito alla pretesa di cacciare  dagli incarichi pubblici chiunque abbia ricoperto ruoli amministrativi durante il regime di Gheddafi.

In Tripolitania Haftar può contare sul sostegno delle milizie di Zintan che controllano diverse aree della capitale incluso l’aeroporto. Ex generale di Gheddafi catturato nel 1987 in Ciad, Haftar ha vissuto 20 anni negli Stati Uniti (dove pare abbia acquisito la cittadinanza) protetto dalla Cia e punta oggi a ripristinare l’ordine e uno stato laico ispirandosi al governo egiziano del neo presidente generale Abdel Fatteh al-Sisi. 

Il supporto tecnico e militare egiziano alle offensive delle forze di Haftar contro i qaedisti è evidente soprattutto dall’impiego di jet ed elicotteri che i libici non erano più in grado da tempo di far volare. L’impressione è però che dietro l’insurrezione militare libica vi sia anche la longa manus di Washington  di concerto con l’Arabia Saudita, determinata a eliminare i Fratelli Musulmani dai Paesi attraversati in questi anni dalla cosiddetta primavera araba.

Il rapido declino verso una nuova guerra civile trova conferme anche dalle dimissioni del capo dell'intelligence libica, Salem al-Hassi per protesta contro  il tentativo di nominare Maitiq a capo del governo, dall’attentato suicida con il quale ansar al-Sharia ha cercato di uccidere mercoledì a Bengasi il generale Haftar e soprattutto dalle minacce dei movimenti islamisti. 

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