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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2014 alle ore 11:10.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:13.

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Piangono miseria gli uni. Sono convinti che abbiano ingenti risorse (accumulate perlopiù all'estero per assicurare enormi liquidità finanziarie a se stessi e a una rete di insospettabili) gli altri.

Tra i coniugi Matacena e la Procura della Repubblica di Reggio Calabria le mosse passano anche sulla scacchiera del vero o presunto patrimonio familiare. E così, mentre Chiara Rizzo, moglie sulla via del divorzio dell'armatore reggino latitante a Dubai conferma di essere in bolletta, a maggior ragione dopo il sequestro di quote societarie e conti correnti, la Dia di Reggio Calabria riversa sul tavolo dei pm Giuseppe Lombardo e Francesco Curcio centinaia di faldoni con operazioni, finanziamenti, pagamenti, prestiti, leasing e tracce apparenti (e recenti) di vita agiata. In questa marea di carte (solo in parte analizzate) c'è tutto e il suo contrario, comprese spericolate operazioni che potevano ricadere sugli ignari contribuenti.
Nel faldone classificato come 27, ad esempio, rinvenuto nella cantina di Maria Grazia Fiordelisi, segretaria di Amedeo Matacena, gli uomini della Dia hanno trovato un opuscolo illustrativo e il libretto di navigazione del veliero Black Swan 1899 che risulta concesso in leasing da Italease release a Ulisse Shipping (società, quest'ultima, della ex galassia Matacena).

Il veliero Black Swan era inizialmente di proprietà della Ulisse Shipping ed era stato oggetto, nell'aprile 2003, di una operazione finanziaria di "sale and leaseback" con la Bpelle Leasing spa per un finanziamento di 3.700.000 euro da restituire in 8 anni.
Un contratto non poi così semplice se è vero che nella documentazione, accanto ad un album fotografico dell'argenteria di lady Matacena concessa in comodato d'uso al veliero, sono presenti diverse note degli anni 2009-2010 firmate da Amedeo Matacena, concernenti le controversie con le società di leasing.
Nel fascicolo, tra le altre cose, ci sono fatture e preventivi riguardanti lavori da
eseguire o eseguiti sul veliero ma, soprattutto, offerte di acquisto e ristrutturazione del veliero, risalenti al 2010.
Viene dunque da pensare che non sia andata a buon fine (ma solo investigatori e inquirenti potranno sciogliere il dubbio) l'operazione immaginata dall'ex parlamentare di Forza Italia condannato a 5 anni, con sentenza passata in giudicato, per concorso esterno in associazione mafiosa.

Già, perché una e-mail del 21 aprile 2009 in partenza dalla Camera dei Deputati e indirizzata proprio a Matacena, lo informava sulla normativa dei beni di interessi culturali compresi i natanti. Ecco come si spiega, dunque, l'appunto su un contributo di 500mila euro per la ristrutturazione del veliero Black Swan da richiedere proprio al ministero per i Beni culturali.

La passione per la vela, evidentemente, non doveva essere l'unica. In una cartella blu gli uomini della Dia hanno trovato riproduzioni fotografiche di un quadro, oltre a corrispondenza con l'Associazione archivi Guttuso, finalizzata ad ottenere un certificato di archiviazione e autenticità per le opere di Guttuso, si presume nella loro disponibilità.

Nel faldone 100 il pittore siciliano ritorna, perché la Dia scova documentazione sull'acquisto di un Rolex per 3mila euro e di un Guttuso "Lecon d'anatomie", oltre a documentazione relativa all'acquisto di monete antiche.
Per non farsi mancare nulla, nello stesso faldone, c'è la corrispondenza tra la Camera dei Deputati e Amedeo Matacena in relazione alla richiesta di vitalizio per l'attività parlamentare svolta dall'ex politico di Forza Italia. Caduto in disgrazia con la famiglia? La Procura è convinta del contrario. Le mosse sulla scacchiera continuano.

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