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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2014 alle ore 16:46.
L'ultima modifica è del 21 giugno 2014 alle ore 18:45.

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I miliziani sunniti dello 'Stato islamico dell'Iraq e del Levante' (Isil) rafforzano il controllo nell'Iraq occidentale. Secondo la tv irachena Alsumaria, che cita fonti della sicurezza locale, i miliziani del gruppo hanno preso il controllo delle citta' di Ana e Rawa, nella provincia a maggioranza sunnita di Anbar.

''I combattimenti hanno preso il controllo delle stazioni di polizia nelle due citta' senza scontri'' con le forze di sicurezza, hanno detto le fonti. Stando alla stessa tv, l'Isil ha anche ormai il pieno controllo di al-Qaim, localita' a ridosso del confine con la Siria, dopo combattimenti con le forze di sicurezza irachene.

Ieri almeno 34 agenti della sicurezza irachena, secondo le tv satellitari panarabe, sono rimasti uccisi negli scontri ad al-Qaim con i miliziani dello 'Stato islamico dell'Iraq e del Levante'.

2,5 milioni di sciiti pronti a prendere le armi
Sono oltre 2,5 milioni i volontari sciiti che in tutto l'Iraq si sarebbero mobilitati e avrebbero preso le armi per sostenere l'Esercito nella battaglia contro i jihadisti sunniti. E' quanto emerge dagli ultimi dati diffusi dal governo iracheno, come riporta l'agenzia di stampa Dpa.
Giovedi' il premier sciita Nuri al-Maliki ha promesso ai volontari che prenderanno le armi una paga da 750mila dinari (circa 480 euro) al mese e 500mila dinari ai volontari non combattenti. Per tutti, secondo le promesse, un bonus da 125mila dinari da spendere per l'acquisto di generi alimentari.

Milioni di dollari nelle casse dell'Isil
Non solo l'app per dispositivi Android, 'Dawn' il nome, distribuita dall'Isil ai propri simpatizzanti conteneva pubblicità, ma era anche congegnata come un sofisticato generatore di spam, trasformando ogni tweet dell'Isil in migliaia di altri tweet, aggirando le difese anti spam di Twitter.

"Quello che stanno facendo sui social media è molto incetrato sulla raccolta fondi", spiega Berger. Dopo un suo articolo della scorsa settimana su The Atlantic, Twitter ha disabilitato gran parte degli account riconducibili all'Isil, ma quasi immediatamente il gruppo ne ha aperti di nuovi. Secondo un funzionario dell'anti terrorismo Usa intervistato dal Nyt, l'Isil "è tra i gruppi terroristici più ricchi del mondo".

A cosa servano i soldi che il gruppo continua ad ammassare, potrebbe spiegarlo uno scambio di battute intercorso tra tale Jassim Ahmed, tassista 35enne di Falluja, nella provincia di Anbar, e un miliziano jihadista di guardia ad una delle banche della città, caduta sotto il controllo dell'Isil. Ahmed ha raccontato al Nyt di aver chiesto al miliziano cosa se ne facesse l'Isil di tutti quei soldi. "Cerca di capire, abbiamo soldi per amministrare tutto l'Iraq, non solo Anbar", la risposta.

Maliki non lascerà facilmente il potere
Il premier iracheno, lo sciita Nuri al-Maliki, non lascera' facilmente il potere ed e' improbabile che lo faccia a meno che il suo principale alleato, l'Iran, insista affinche' faccia un passo indietro. A sostenerlo sono rivali e sostenitori di Maliki mentre aumentano le pressioni sul premier affinche' faccia concessioni ai suoi avversari o si faccia da parte. Le pressioni sono aumentate dopo l'appello del grande ayatollah Ali al-Sistani, massima autorita' religiosa sciita irachena, per la formazione di un nuovo governo in grado di unire gli iracheni contro la minaccia dei miliziani sunniti dello 'Stato islamico dell'Iraq e del Levante' (Isil). Secondo gli avversari politici di Maliki, sara' difficile convincere il premier a dimettersi. ''Non sara' facile'', ha detto il vice premier, il sunnita Saleh al-Mutlak. In base alla Costituzione irachena, scritta nel 2005 sotto gli occhi degli Usa, spetta a chi controlla la maggioranza dei seggi in Parlamento formare il governo: alle ultime elezioni il blocco di Maliki ne ha conquistati ben 92. L'ostacolo piu' grande, tuttavia, potrebbe essere l'appoggio iraniano a Maliki, che va dai finanziamenti all'addestramento delle milizie che sostengono il premier. ''Anche se gli iraniani volessero far fare un passo indietro a Maliki non sono sicuro che riuscirebbero a farlo. Maliki gode della fedelta' delle forze di sicurezza e delle milizie e sta diventando molto difficile liberarsi di lui'', ha commentato Kenneth Pollack della Brookings Institution di Washington.

Giovedi' Maliki, in evidente difficolta' di fronte all'avanzata dell'Isil, ha promesso una paga da 750mila dinari (circa 480 euro) al mese ai volontari che imbracceranno le armi nelle zone in cui imperversano i jihadisti. In base alle promesse, ai volontari non combattenti sara' versato un salario da 500mila dinari (315 euro) e a tutti sara' garantito un bonus da 125mila dinari (63 euro) da spendere in generi alimentari.

Da giorni sarebbero in corso in Iraq colloqui e negoziati per individuare un possibile sostituto del premier. Tra i nomi che circolano, quelli dello sciita Abdel Abdul Mahdi, dello sciita Ahmed Chalabi, dell'ex premier Iyad Allawi e del cugino dell'imam Moqtada al-Sadr, Jaafar al-Sadr. Un'altra opzione allo studio sarebbe quella di un candidato del partito di Maliki, Dawa. E tra i nomi ci sono quelli di Tariq Najm, consigliere del premier ritenuto molto vicino all'Iran, di Khudair Khuzaie e Ali Adeeb.

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