Mentre in Ucraina si continua a morire - nove soldati e sette civili nelle ultime 24 ore - il presidente russo, Vladimir Putin, dice che non accetterà da nessuno alcun tipo di ultimatum sull'Ucraina. Lo annuncia il Cremlino che fa sapere anche di un colloquio telefonico con il leader kazako Nursultan Nazarbaiev sui «possibili modi per risolvere la situazione di crisi nell'Ucraina sudorientale».
L'altolà di Putin arriva mentre il governo di Kiev denuncia che centinaia di soldati russi hanno sconfinato nel corso del week-end entrando in territorio ucraino e a 48 ore dall'atteso summit di Minsk tra lo stesso Putin, Petro Poroshenko, Francois Hollande e Angela Merkel. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov però nega che Merkel abbia lanciato un “ultimatum” a Putin minacciando nuove sanzioni contro la Russia se questa non accetterà il piano di pace franco-tedesco per il sud-est ucraino. «Nessuno - ha detto Peskov a radio Govorit Moskva - ha mai parlato e nessuno può mai parlare al presidente con il tono dell'ultimatum, neanche se vuole».
In questi due giorni le diplomazie occidentali devono cercare un accordo fra Russia, Ucraina, separatisti. 48 ore al vertice di Minsk, che si considera «decisivo», una sintesi da trovare fra la linea tedesca, ora appoggiata dai britannici e in qualche modo anche dall’Italia - no armi a Kiev - e dall’altra parte quella americana, secondo cui i confini dell’Ucraina sono intangibili e per difenderli è giusto fornire armi agli ucraini.
«A prescindere dalla risposta» che verrà dal negoziato a Minsk e dalle «riflessioni» che l'Italia ed i Paesi favorevoli potranno fare sulla Russia, il nostro Paese «non condividerà né oggi né domani la risposta di chi scommette sulla opzione militare» ovvero sulla consegna di armi all'Ucraina, ha dichiarato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
In mezzo le preoccupazioni per le conseguenze economiche delle sanzioni alla Russia che non stanno mettendo il ginocchio solo il rublo.
Stamane da Madrid il ministro spagnolo dell'Economia, Luis de Guindos, ha sottolineato l'altissimo costo delle sanzioni per l'Europa a differenza di quanto è accaduto agli Stati Uniti, primi fautori della dottrina punitiva contro Mosca, i cui scambi commerciali sono limitatissimi con la Russia (35 miliardi contro i 411,9 dell'Ue). Le sanzioni imposte dall'Ue alla Russia per la crisi ucraina sono costate ai Ventotto Paesi Ue già 21 miliardi di euro di esportazioni, è l’accusa di Madrid.
Lo scontento degli imprenditori
Di scontento per le sanzioni parla in queste ore anche l’ambasciatore russo in Italia, Sergei Razov in un'intervista con Ria Novosti anticipata da askanews. Molti imprenditori italiani e politici ritengono che le sanzioni alla Federazione Russa «non corrispondano» agli interessi nazionali italiani. «Gli imprenditori italiani spesso mi dicono, negli incontri, che le misure restrittive in ambito commerciale imposte al nostro Paese, non corrispondono agli interessi nazionali dell'Italia» dice Razov, aggiungendo che gli imprenditori italiani hanno anche espresso questo sentimento alle autorità del loro Paese.
La partita delle sanzioni
Intanto però a Bruxelles, i ministri degli Esteri Ue hanno approvato nuove sanzioni contro la Russia, la cui applicazione è però congelata e vincolata all'esito del vertice che si terrà mercoledì a Minsk tra u quattro: Putin, Poroshenko, Hollande e Merkel. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius. «Il principio delle sanzioni è mantenuto, ma la loro applicazione dipenderò dalla situazione sul terreno che valuteremo nuovamente lunedi' prossimo», ha spiegato Fabius.
Vertice in bilico
Il ministero degli Esteri tedesco Frank Walter Steinmeier ha detto che non è ancora sicura la tenuta, mercoledì prossimo, di un vertice a quattro a Minsk, al quale dovrebbero partecipare Vladimir Putin, Angela Merkel, Francois Hollande e il presidente ucraino Petro Poroshenko. «Speriamo che i punti ancora in sospeso possano essere chiariti», ha indicato Steinmeier da Bruxelles, in riferimento alle riserve espresse ieri dal presidente russo. «Ma devo ripeterlo, non è ancora certo (...) c'è ancora molta carne sul fuoco», ha insistito il capo della diplomazia tedesca.
© Riproduzione riservata