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Quei generosi prestiti milionari della Popolare di Vicenza concessi a Zonin e…

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Quei generosi prestiti milionari della Popolare di Vicenza concessi a Zonin e agli ex consiglieri di amministrazione

Gli ultimi finanziamenti ricevuti dalla sua ex banca portano la data del 6 agosto 2015.
L'azione della Vicenza è già stata svaluta da 62,5 euro a 48 euro nell'aprile e già si avvertono pesanti scricchiolii. Ma Gianni Zonin in quell'estate torrida (si dimetterà tre mesi dopo) continua a resistere e puntuali arrivano i crediti della Vicenza per le sue attività extra-bancarie: la sua Casa Vinicola Zonin Spa riceve un prestito per 18,6 milioni. Ma non finisce qui. L'azienda agricola Acta; la tenuta Ca'Bollani e altre due società agricole la Castello D'Albola e Castello Del Poggio ricevono complessivamente prestiti dalla banca di cui è Presidente per 27 milioni. Sono tutte società controllate in via indiretta dallo stesso Zonin che riceve anche un prestito personale per 2,4 milioni.

Tutti crediti deliberati il 6 agosto dell'anno scorso per un totale di 48 milioni. Il copione dei lauti prestiti erogati al presidentissimo va in scena puntualmente ogni anno sempre d'estate. L'anno prima nel 2014 la mole di prestiti riconducibili direttamente e indirettamente a Gianni Zonin assomma di nuovo a poco meno di 50 milioni. Idem nel 2013. In 3 anni l'ex grande padre-padrone della banca veneta che è stata travolta dal dissesto raccoglie quasi 150 milioni di euro.

Ma la banca era prodiga non solo verso il suo nume tutelare ma anche con molti degli esponenti di vertice dell'istituto. All'ex consigliere, l'imprenditore Nicola Tognana tra il 2014 e il 2015 vengono erogati circa 80 milioni di euro per quattro società da lui controllate indirettamente. Altri 45 milioni finiscono a finanziare attività di un altro ex consigliere Giovanni Fantoni. E poi ci sono quei 30 milioni, poco più poco meno, di crediti concessi sia a Giovanna Dossena che a Giuseppe Zigliotto, ambedue ex Cda e indagati nell'inchiesta della Procura, insieme a Zonin e Samuele Sorato l'ex direttore generale. Il problema per tutti loro non sono se quei prestiti torneranno indietro. Saranno certamente restituiti alla banca e non finiranno nel cumulo gigantesco dei crediti in sofferenza dell'istituto che ammontano a oltre 5 miliardi. Il tema, in questo come in altri casi accaduti, è quello di opportunità. Sedere ai vertici di una banca ed esserne contemporaneamente grande debitore non è buona cosa. C'è un chiaro conflitto d'interesse.

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Già a proposito d'interesse sarebbe utile sapere se le condizioni applicate dalla banca ai suoi vertici in tema di tassi e condizioni siano stati quelli di mercato o siano di favore. Un'informazione che non è data sapere. Quel che si sa è che fare il consigliere di amministrazione della banca vicentina per alcuni ha rappresentato una ghiotta occasione. Solo nel 2013 e nel 2014 mentre si chiedeva ai 118mila soci di metter mano al portafoglio per ricapitalizzare l'istituto, la banca era esposta con i suoi vertici e dirigenti di rilievo per oltre 230 milioni in crediti concessi ai suoi organi di governo. Tanta magnanimità forse era fuori luogo. Visto anche quanto accaduto in poco tempo nei mesi successivi alla banca vicentina.

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