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M5s diviso tra movimentismo e realpolitik

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M5s diviso tra movimentismo e realpolitik

M5s di lotta e di governo. Diviso tra un’anima movimentista e una più impregnata della “realpolitik” imposta dal confronto con le responsabilità di governo locale. Mentre a Torino e Roma le sindache Chiara Appendino e Virginia Raggi fanno i conti con il pragmatismo necessario per risolvere i problemi amministrativi quotidiani, è tutta all’insegna di un ritorno movimentista alle origini la 'sterzata' che Beppe Grillo insieme ad Alessandro Di Battista (che sta girando il Paese in scooter per convincere gli italiani a votare No al referendum e dare una spallata al governo Renzi), sembra voler imprimere.

Una sterzata che mira a tenere vivo il contatto con la piazza e la “pancia” degli italiani, alla quale Grillo si rivolge quando invita a seguire «l’istinto primordiale» nel decidere come votare al referendum costituzionale o quando prende di mira, per deriderli, gli «intellettuali addomesticati». Un Grillo che dopo il «passo di lato» annunciato nei mesi scorsi, non sembra avere nessuna intenzione di abbandonare la guida del M5s. E promette di partecipare alla kermesse di Palermo Italia 5 Stelle di fine settembre «ancora più forte di prima».

La realpolitik sui territori
Sui territori però i sindaci M5s sono alle prese con la necessità di passare dalla propaganda della campagna elettorale alle mediazioni indispensabili per governare. Ne sa qualcosa il sindaco di Parma Federico Pizzarotti (ancora in attesa di una decisione definitiva di Grillo dopo la sospensione dal Movimento lo scorso maggio) che ha dovuto fare marcia indietro sull’inceneritore. Spegnerlo, come promesso in campagna elettorale, si è rivelato impossibile, complici una serie di vincoli legali con relative penali. Ma quello della realpolitik, è un tema con cui stanno cominciando a fare i conti anche Raggi a Roma e Appendino a Torino che si sono insediate meno di due mesi fa.

La strada a Roma dei «rifiuti zero»
Raggi, nel suo intervento ieri in occasione del consiglio straordinario chiesto dall’opposizione sull’emergenza rifiuti a Roma, ha assicurato che entro la fine dell’anno presenterà un piano impiantistico funzionale al progetto sposato dal M5s di «rifiuti-zero»: basato sul no a discariche e inceneritori. Previsti dunque nuovi impianti di compostaggio e impianti «alternativi» di riciclo e riuso per ridurre al massimo gli scarti da inviare in discarica. Ma nel frattempo, anche se sarà necessario ristrutturarli, Raggi ha ammesso che vanno utilizzati gli attuali impianti di trattamento meccanico biologico (avversati dal M5s perché producono il combustibile da bruciare negli “odiati” termovalorizzatori, nonché gli scarti da smaltire in discarica), finché i nuovi impianti non saranno disponibili.

Il nodo discarica e inceneritore
E se la sindaca capitolina condivide con il governatore del Lazio Zingaretti il no a un nuovo inceneritore, suggerito invece dal ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, il M5s sembra nicchiare per ora rispetto alla richiesta avanzata dalla Regione di individuare entro il 30 settembre nell’area romana il sito per la discarica di servizio dove smaltire principalmente gli scarti della lavorazione dei rifiuti trattati dai 4 impianti Tmb romani (due dell’Ama e due del privato Cerroni, proprietario della discarica di Malagrotta, in via di bonifica). «Che c'entra la discarica adesso? Non dobbiamo indicare alcun sito di discarica» ha detto oggi l'assessore all'Ambiente di Roma Capitale Paola Muraro al termine di un incontro in Regione Lazio. Eppure di fronte al pressing della Regione l’individuazione del sito per la discarica potrebbe diventare un passaggio ineludibile per il M5s.

La difficile partita sulle Olimpiadi
E se il progetto di un reddito minimo di cittadinanza (altro cavallo di battaglia del M5s) a Roma pare rinviata a una fase successiva, dopo il risanamento delle dissestate casse comunali, ancora aperta è la partita sui Giochi olimpici. Il premier Matteo Renzi e il numero uno del Coni Giovanni Malagò continuano a sponsorizzare la candidatura della capitale per il 2024. Ma i Cinque Stelle non hanno mai menzionato la candidatura nelle linee programmatiche per Roma. Il mantra ripetuto da Raggi e dal vicesindaco Daniele Frongia, con delega allo Sport, è: prima le emergenze come rifiuti e trasporti, che stanno travolgendo la giunta, poi lo straordinario. E in Campidoglio c'è un'ala dura che non esclude di bloccare l’iter per la candidatura. Settembre sarà il mese decisivo. Ma la strada della realpolitik in questo caso sembra in salita.

L’asse Appendino-Chiamparino sul Salone del Libro
Un certo pragmatismo (sabaudo) caratterizza anche i primi atti dell’azione politica della sindaca di Torino Chiara Appendino. Nemmeno il tempo di insediarsi ed è scoppiato il caso Salone del Libro, con l’associazione italiana degli editori uscita allo scoperto per organizzare un nuovo evento con la Fiera di Milano, alternativo al Salone di Torino che nel 2017 celebrerà il trentennale. E Appendino, incece di arroccarsi sull’Aventino, ha subito deciso di fare asse con il presidente del Piemonte Chiamparino (Pd) per non farsi sfuggire una manifestazione la cui perdita sarebbe una sconfitta per la città.

Tav, il no della sindaca alla violenza
E così anche sulla Tav, altro tema caro ai Cinquestelle. Quando il ministro Del Rio ha annunciato il nuovo progetto low cost, Appendino ha subito replicato che per lei cambiava nulla, e l’opera restava inutile. Ma ha anche condannato «ogni forma di violenza». E ha espresso «solidarietà alle forze dell’ordine» dopo le ultime tensioni al cantiere della Tav di Chiomonte, alienandosi la simpatia dell’ara più dura del movimento contro l’Alta Velocità.

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