Lifestyle

Buffon il migliore di sempre. Ma ne siamo proprio sicuri?

  • Abbonati
  • Accedi
contropiede

Buffon il migliore di sempre. Ma ne siamo proprio sicuri?

Confesso che, parlando di sport in generale e non solo di calcio, il dibattito su chi sia stato «il migliore di tutti i tempi» mi ha sempre appassionato. Coppi o Merckx? Bill Russel o Michael Jordan? Rod Laver, Pete Sampras o Roger Federer? Sugar Ray Robinson o Muhammad Alì? L’elenco potrebbe continuare, quasi all’infinito. Con altrettanta sincerità confesso di non essere mai riuscito, e ripeto mai, a dare e darmi una risposta convincente. O meglio, l’unica che sono riuscito a trovare è che paragonare sportivi di epoche diverse non solo è impossibile e ingiusto: è soprattutto inutile. Perché ognuno può avere ragione e torto al tempo stesso.

Per questo, visto che da qualche settimana assistiamo alla continua celebrazione di Gigi Buffon come miglior portiere di tutti i tempi, mi sono concesso il giochino di provare a ragionare sui portieri migliori di sempre, senza limiti di tempo: e ho trovato che qualcuno, magari dimenticato dalla maggior parte dei tifosi di oggi, potrebbe contrastare a pieno titolo il primato del nostro numero uno.

Per arrivare in fondo al mio compitino ho tenuto sempre presenti alcuni elementi base: il primo è il fattore tempo. Il calcio di oggi è profondamente diverso da quello di trent’anni fa, per non parlare di quello della prima metà del secolo scorso. Cose che allora sembravano al limite dell’impossibile oggi sono diventate routine, complici l’avvento di pratiche con solide basi scientifiche come la preparazione fisica e l’alimentazione su misura per il singolo atleta. Ma anche la differenza fisica: che a inizio ’900 metteva i portieri alti un metro e 75 nella categoria dei superman, mentre oggi li relega in quella dei nanetti del bosco. Vedere i pochissimi filmati di numeri uno come Combi e Olivieri (entrambi campioni del mondo con l’Italia nel 1934 e nel 1938) fa quasi sorridere: eppure, per l’epoca, erano capaci di imprese fuori dal mondo.

Secondo elemento, non trascurabile in questo caso: il calcio è uno sport di squadra, e la grandezza di un singolo spesso è condizionata (nel bene e nel male) dalla presenza di compagni più o meno bravi, dal fatto di giocare in una squadra più o meno vincente. Che Gigi Riva e Francesco Totti siano due grandi del calcio di tutti i tempi è fuori discussione, ma dove li collocheremmo se invece di giocare nel Cagliari e nella Roma avessero passato tutta la carriera vincendo campionati e Champions (o Coppe dei Campioni) a raffica passando da squadre come Bayern, Real e Barcellona?

Terzo, tendiamo a premiare, quando stiliamo queste classifiche, due categorie di sportivi: quelli che vediamo in attività, e quelli che sono stati gli idoli della nostra infanzia. In questo modo, inevitabilmente, noi italiani glorifichiamo gli italiani, i tedeschi i tedeschi, gli inglesi gli inglesi e via decendo. Su tutti gli altri, perché non li abbiamo visti o perché sono arrivati a minacciare il trono dei nostri beniamini, nel migliore dei casi sospendiamo il giudizio. Al massimo li inseriamo nella categoria dei «sì, ma...».

Torniamo a Buffon. Uno dei migliori di sempre. Senza dubbio. Ma sono andato a rispolverare alcuni libri che leggevo da ragazzino e dove si raccontavano le imprese di giocatori che io, nato a inizio anni ’60, vedevo più o meno come mio figlio, quasi sedicenne, vede oggi Mazzola e Rivera. Categoria: «ne ho sentito parlare», se va bene. Da quei libri, e dai pochissimi filmati che sono riuscito a recuperare negli anni, ho imparato che ci sono stati giocatori come Peppin Meazza, uno che forse avrebbe da dire sul primato universale di Pelè e Maradona. Oppure come Djalma Santos, capace di interpratare il ruolo di difensore moderno cinquant’anni prima che qualcuno arrivasse anche solo a darne la definizione.

E poi un certo Zamora, al secolo Ricardo Zamora Martinez, nato a Barcellona il 21 gennaio 1901. Ai suoi tempi era considerato non solo un fuoriclasse, ma il sogno incarnato del portiere imbattibile. Capace di inchiodare sul pareggio la Nazionale italiana del 1934, subendo un gol soltanto perché Schiavio lo aveva ”bloccato” in perfetto stile rugbistico consentendo a Ferrari di insaccare. In quella partita Zamora fu picchiato come un tamburo dagli Azzurri, al punto da non poter giocare la ripetizione della gara (a quei tempi in caso di pareggio dopo i supplementari si rigiocava da zero). Addirittura qualcuno aveva ipotizzato un intervento diretto del Duce per escluderlo dalla partita di rivincita. Per lui era stata coniata la frase «nemmeno Zamora l’avrebbe parato», a indicare un tiro che nessuno, ma davvero nessuno, poteva fermare. Zamora parava con ogni parte del corpo, gomiti inclusi, ed era l’unico a farlo. Zamora, primo fra tutti nel suo ruolo, era capace di capire dove avrebbe tirato l’avversario, anticipava il movimento e bloccava la palla. Zamora parava i rigori, volava da un palo all’altro, usciva a bloccare sulle palle alte. Zamora, allora si giocava molto meno di oggi, ha giocato 46 partite con la Nazionale Spagnola tra il 1920 e il 1936: per ben 21 volte la sua porta è rimasta inviolata. Ancora oggi, al portiere meno battuto della Liga spagnola, viene assegnato il «Trofeo Zamora».

Tanti anni dopo arriva un certo Dino Zoff, e il ruolo del portiere cambia ancora. Per difendere la porta della Nazionale deve battere la concorrenza di Ricky Albertosi: ai più giovani magari non dice molto, ma a quelli che hanno superato i 50 ricorda un gatto capace di voli impossibili. Zoff no, di voli impossibili non ne fa quasi mai. Li tiene in serbo per quando è proprio impossibile farne a meno, come quando deve salvare il vantaggio (3-2) nella sfida contro il Brasile al Mondiale del 1982. Per il resto Zoff porta ai massimi livelli la caratteristica che Zamora aveva incarnato come prototipo: il piazzamento perfetto, sempre e comunque. La palla partiva e Zoff lo trovavi lì, come se tutti facessero a gara per sparargli addosso. Ha avuto una carriera lunghissima. Era in porta nel 1968, mentre l’Italia vinceva il suo unico titolo Europeo, e difendeva la stessa porta nel 1982, a quarant’anni suonati, alzando da capitano la Coppa del mondo del 1982. Di lui si ricordano due sole “papere”: due tiri da lontano presi contro l’Olanda ai Mondiali del 1978. Rivisti adesso, si ha la certezza che qualche commentatore esploderebbe nel grido «numero!!!» per osannare il tiratore, più che per sottolineare l’errore di Zoff. Sì perché alla fine, anche quei due tiri, non erano entrati in porta solo per colpa del grande Dino. C’era di mezzo il pallone «Tango», che sulla distanza cambiava direzione come una foglia al vento. E poi erano due tiri bellissimi, e lui non c’era arrivato. Come non è arrivato sul tiro di Felix Magath nella finale della Coppa dei Campioni del 1982-93: ma siamo sinceri, quello nemmeno Zamora l’avrebbe parato...

Gigi Buffon, grandissimo, appartiene a questa categoria. Eppure quando lo si definisce il più grande di sempre c’è già chi storce il naso e ti guarda con aria di compatimento. Sono gli Under 18 che ti rispondono con un sorrisetto: «Sì, sì, è bravissimo, ma vuoi mettere Donnarumma?». Già, Donnarumma. Tra vent’anni, se confermerà le promesse e quello che sta facendo vedere oggi, probabilmente riscriveremo ancora una volta le classifiche di tutti i tempi. E chi avrà visto giocare il Gigi Nazionale dirà: «Parli perché non ha mai visto giocare Buffon». Acchiappando pernacchie al volo come accade a chi, adesso, parla di Zoff e Zamora.

In conclusione: Zamora, Zoff, Buffon. Un terzetto che non riesco e non voglio sciogliere e mettere in ordine di merito. Come non voglio scegliere tra Pelé e Maradona, perché magari Meazza, Di Stefano, Ronaldo e Van Basten potrebbero risentirsi. Così come non indico il più forte tra Coppi e Merckx, perché tutto sommato un certo Bartali, se di mezzo non ci fosse stata la guerra...

Prendiamo i campioni per quello che sono: quando arrivano a essere i più grandi del proprio tempo,accontentiamoci. Tutto il resto è un esercizio impossibile, ingiusto e soprattutto, ripeto, inutile.

© Riproduzione riservata