
Arriva sul blog delle Stelle l'elenco di candidati «impresentabili» del Pd e del centrodestra nella versione di Luigi Di Maio. Da «Luca Lotti indagato nel caso Consip» a Umberto Bossi e Roberto Formigoni passando per Luigi Cesaro, detto “Giggino a' purpetta”, e Franco Alfieri, «il “signore delle fritture” elogiato dal governatore campano perché sa fare le clientele come Cristo comanda».
La rinuncia del pentastellato Dessì a correre
Per il capo politico del M5S il «centrosinistra ha rinnegato la lezione di Berlinguer sulla questione morale». Ma di Maio mette nel mirino anche la stampa per il fatto che «tutti i giornali italiani per giorni hanno sbattuto in prima pagina tutta la vita di Emanuele Dessì, cittadino incensurato candidato al Senato con il MoVimento 5 Stelle» e che ha accettato di rinunciare al seggio. Mentre sul capolista Giggino 'a purpetta, esponente del centrodestra, hanno osservato «un omertoso silenzio». Il candidato premier se la prende poi con il segretario dem che «ieri ha diffamato pubblicamente il MoVimento 5 Stelle dicendo che noi abbiamo impresentabili. Gli impresentabili e riciclati li ha messi lui nelle liste con un atto d'imperio fregandosene degli iscritti e della democrazia interna del suo partito». Insomma, dice ancora Di Maio: «Basta impresentabili in Parlamento. Di seguito trovate i nomi degli impresentabili dei partiti. Devono sparire dalle liste. Ora!».
La lista degli esponenti dem
Dal lato del centrosinistra in cima alla lista compare Luciano D'Alfonso, «governatore della Regione Abruzzo, indagato a Pescara e a L'Aquila, per una inchiesta su appalti regionali e sul recupero del complesso che ha ospitato il mercato ortofrutticolo pescarese»; secondo in classifica «Vito Vattuone che ha dal 29 gennaio scorso - si legge sempre sul blog - una richiesta di rinvio a giudizio, capolista del Pd nel collegio plurinominale per il Senato in Liguria, uno dei tanti politici candidati e coinvolti nelle vicende sui rimborsi regionali». Di Maio dà poi una “menzione speciale” alla sua Campania: qui c'è «De Luca junior, candidato ovviamente a Salerno, nel “feudo” del padre. È imputato di bancarotta fraudolenta per il crac della società immobiliare Ifil».
I candidati nel centrodestra
Nelle fila del centrodestra, invece, oltre a Luigi Cesaro, c'è «Antonio Angelucci, premiato per la sua assidua presenza in Parlamento (99.59% di assenze) e per i risultati -sul fronte giudiziario con una condanna in primo
grado a un anno e 4 mesi per falso e tentata truffa per i contributi pubblici percepiti tra il 2006 e il 2007 per i quotidiani “Libero” e “il Riformista”; oltre un indagine in corso in merito a un'inchiesta sugli appalti nella sanità della procura di Roma. Per lui il posto di capolista alla Camera nel Lazio». E poi Ugo Cappellacci e Michele Iorio, ma anche Umberto Bossi «condannato a 2 anni e 3 mesi per aver usato i soldi del partito, quindi “provenienti dalle casse dello Stato” a fini privati» e Formigoni «condannato per corruzione a sei anni e
imputato in altri processi: è candidato al Senato come capolista nella formazione del centrodestra “Noi con l'Italia” in Lombardia».
Renzi: Di Maio è in difficoltà e attacca Pd
«Quando il “capo politico” del Movimento 5 Stelle, Di Maio, è in difficoltà fa sempre la stessa cosa: attacca me e il Pd. E sempre con la solita mossa: il ritornello dei candidati impresentabili. Scarsa fantasia. Però stavolta rispondiamo, punto punto. Perché le bugie hanno le gambe corte. La storia è semplice: chi in Lazio vota per il Movimento Cinque Stelle si assume la responsabilità di far eleggere al Senato tal Emanuele Dessì». Matteo Renzi risponde così via Facebook all'iniziativa di Di Maio. Entrando poi più nel dettaglio. «Dessì è un grillino storico che trovate sul palco con Beppe Grillo e in foto guancia a guancia con i leader 5 Stelle. Questo signore è molto vicino agli Spada, di Ostia (ricordate la testata di Spada che spaccò il naso al giornalista Piervincenzi a novembre?) ed è coinvolto in quella che i grillini chiamano “scroccopoli”, vale a dire il problema delle case pubbliche pagate poco, 7 euro al mese». Prima lo hanno messo in lista, dice il segretario del Pd, «poi quando sono stati “sgamati”, hanno provato in tutti i modi a nascondere Dessì ma senza riuscirci. Allora gli hanno fatto firmare un impegno alle dimissioni da un notaio facendo finta di non sapere che un atto del genere non conta nulla ai fini del diritto parlamentare. Hanno cercato quindi di cambiare argomento, invano. Alla fine la sostanza resta quella: chi in Lazio vota per il Movimento Cinque Stelle vota uno scroccone, amico del clan Spada. Punto. Qualcuno può smentire? No, nessuno». Si accende a stretto giro lo scontro con Di Maio che dal palco di Nuoro attacca, in risposta, il segretario del Pd. «Renzi ci dice che noi abbiamo candidato nelle nostre liste un amico degli Spada. Rispondo io: ma lo dici proprio tu che hai preso i soldi da Buzzi e da mafia capitale per le elezioni?».
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