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Dossier | N. 177 articoliElezioni 2018-Ultime notizie, interviste e video

Elezioni regionali 2018: dall’Irap al digitale, 5 pilastri per la crescita del Lazio

Filippo Tortoriello
Filippo Tortoriello

Sviluppo della filiera della ricerca in connessione con le esigenze delle imprese. Aumentare le competenze (in primis quelle digitali) della forza lavoro. Creare un ambiente favorevole all’impresa (meno burocrazia e meno tasse, a partire dall’Irap). Completamento delle infrastrutture attese da decenni (come l’autostrada Roma-Latina). Infine, una presenza più assidua a Bruxelles («serve più Europa») per poter sfruttare a pieno tutte le opportunità offerte dai fondi Ue. Sono questi i «cinque pilastri» del “Manifesto per il governo regionale” che Unindustria ha presentato, tra ieri e martedì, ai candidati alla presidenza della Regione Lazio: Nicola Zingaretti (centrosinistra), Stefano Parisi (centrodestra) e Roberta Lombardi (M5S).

Un manifesto per tutto il territorio
«Non si tratta di un programma delle imprese – precisa Filippo Tortoriello, presidente di Unindustria – ma abbiamo deciso di chiamarlo “manifesto” proprio perché rivolto a tutto il territorio, per stimolare una crescita di qualità». Un manifesto che non si limita ad elencare richieste generiche, ma che indica anche missioni e obiettivi precisi (un aspetto apprezzato anche dai candidati alla presidenza).

Irap, un fardello aggiuntivo di 500 milioni
Le criticità del Lazio non possono che partire dal fisco. Un fardello che si riassume in pochi numeri: le imprese laziali pagano un’Irap il 24% più alta di quella versata in Lombardia. Una addizionale che costa alle aziende ogni anno 500 milioni in più rispetto a quanto previsto dall’aliquota ordinaria. «Se è vero che si va verso la fine del commissariamento della Sanità, è giusto intervenire per abbassare le tasse alle imprese», afferma Tortoriello. Per questo Unindustria chiede che non sia più rinviato l’impegno per riportare l’imposta regionale sulle attività produttive all’aliquota ordinaria. Le aziende del territorio più innovative, quelle esposte alla concorrenza internazionale, hanno dimostrato grande vitalità, come emerge dall’export (+28% negli ultimi 5 anni, contro il +14% della media italiana). Ma se non si alleggerisce il carico fiscale, sarà proibitivo per le aziende scalare la classifica Ue della competitività, che vede il Lazio al 156° posto.

Subito le infrastrutture prioritarie
Sempre nell’ottica di recuperare competitività, il Lazio ha un ritardo sulla dotazione infrastrutturale che va recuperato. Criticità si trovano ormai in tutte le province: nella parte Nord della regione è attesa da anni la Orte-Civitavecchia; a Sud sono trenta anni che si parla dell’avvio dell’autostrada Roma-Latina; la provincia di Rieti necessita dell’adeguamento della Salaria per evitare di essere marginalizzata dal mercato dalla Capitale. Anche a Roma si aspetta da decenni la chiusura dell’anello ferroviario, mentre la crescita degli arrivi turistici rende non più rinviabile il potenziamento dell’aeroporto di Fiumicino.

Più sinergie tra università e imprese
C’è poi tutto il capitolo della ricerca. Il Lazio ha 12 atenei, 18 organismi di ricerca, 5 parchi scientifici e tecnologici. Una bocca di fuoco che ancora non riesce a sprigionare tutto il suo potenziale (su 3.600 brevetti nazionali, solo 207 provengono dalla regione). «Le imprese hanno saputo rivedere il proprio business, ma questo non basta: serve un investimento sul capitale umano», spiega il presidente di Unindustria. Va proprio nell’ottica di avvicinare le imprese ai centri di ricerca l’accordo quadro che l’associazione ha sottoscritto qualche giorno fa con le università del Lazio. Un ruolo importante lo può giocare proprio la Regione, attraverso finanziamenti dedicati, percorsi di inserimento lavorativo di laureati o diplomati degli istituti tecnici nell’ambito dei piani di digitalizzazione o di robotizzazione delle aziende.

Ridurre i tempi per i bandi europei
Di non secondaria importanza sono infine i rapporti con la Ue. «Serve più Europa», conclude Tortoriello. E la Regione deve cogliere e trasferire sul territorio tutte le possibilità che possono venire da Bruxelles, con particolare attenzione ai fondi, riducendo i tempi per la preparazione dei bandi e dando certezza nei pagamenti.

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