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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2013 alle ore 15:18.
L'ultima modifica è del 15 ottobre 2013 alle ore 20:53.

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«Vogliamo che la Serbia diventi la ventinovesima stella dell'Ue». È questo l'auspicio con cui il premier Enrico Letta ha chiuso la conferenza stampa finale del vertice italo serbo ad Ancora, sottolineando che «l'Italia ha lavorato con grande impegno per il processo di adesione di Belgrado all'Unione europea». D'accordo il premier serbo Ivica Dacic, che nella sua replica ha ringraziato l'Italia per «il grande supporto» fornito verso questo obiettivo. Per Letta, gli stretti rapporti, anche economici, tra i due paesi, confermati dagli importanti investimenti italiani nell'area balcanica, sono la riprova della capacità di internazionalizzazione delle nostre imprese, che «è fondamentale quando non è mera delocalizzazione».

L'Italia, ha ricordato il presidente del Consiglio, ha «bisogno di imprese internazionalizzate: quelle che hanno retto la crisi sono quelle con mercati larghi, quelle che hanno sofferto la crisi sono quelle legate esclusivamente al mercato domestico». Imprese di primo piano come la Fiat «vanno in Serbia prima di tutto per il mercato serbo e dell'area balcanica: non è una semplice delocalizzazione per abbassare i costi». In questo quadro, il passo successivo dovrà essere una maggiore reciprocità. Il premier infatti si aspetta « investimenti importanti dell'Italia in Serbia e anche investimenti importanti della Serbia in italia, che è un Paese che diventerà sempre più attrattivo per gli investimenti esteri grazie al piano Destinazione Italia».

Al Vertice intergovernativo Italo-Serbo, oltre al premer Letta e al presidente serbo Dacic, erano presenti anche i rispettivi ministri degli Esteri, dell'Interno, della Giustizia, della Difesa, dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture e Trasporti, dell'Istruzione, Università e Ricerca. La delegazione italiana vedeva infatti schierati i ministri Emma Bonino, Angelino Alfano, Anna Maria Cancellieri, Mario Mauro, Flavio Zanonato, Maurizio Lupi, e Maria Chiara Carrozza. La scelta di Ancona, ha spiegato Letta ai giornalisti, non è stata casuale, ma aveva l'obiettivo di evidenziare come la Serbia sia «un Paese importante per la cooperazione economica e commerciale», che si riflette idealmente nelle Marche, «regno del manufatturiero e della produzione di qualità».


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