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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2013 alle ore 19:52.
L'ultima modifica è del 24 ottobre 2013 alle ore 10:40.

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Angela Merkel (Reuters)Angela Merkel (Reuters)

Il governo tedesco ha convocato l'ambasciatore degli Stati Uniti a Berlino per la vicenda delle intercettazioni al cellulare privato di Angela Merkel da parte degli 007 americani. Merkel, ha denunciato il portavoce, Steffen Seibert, non appena ricevuta la notizia dal controspionaggio, ha immediatamente telefonato al presidente Obama cui ha chiesto di accertare la veridicità di questa informazione, che se confermata, ha dichiarato sarebbe «assolutamente inaccettabile».

Gli Stati Uniti non stanno monitorando le conversazioni telefoniche di Angela Merkel. Lo ha assicurato Barack Obama al cancelliere tedesco, dopo che la cancelleria di Berlino ha affermato che il cellulare del capo del governo potrebbe essere stato intercettato dai servizi segreti statunitensi. La Casa Bianca non ha però smentito che in passato gli 007 americani abbiano potuto ascoltare le sue conversazioni telefoniche.

America nella bufera, dunque. Gli ultimi clamorosi sviluppi dello scandalo del Datagate non solo mettono in enorme imbarazzo la Casa Bianca, ma rischiano di incrinare seriamente i rapporti con i principali alleati europei.

L'ira di Parigi e Berlino in queste ore sta scuotendo l'amministrazione Obama, col presidente costretto a doversi giustificare prima col presidente francese, Francois Hollande, poi con la cancelliera tedesca, Angela Merkel. In entrambi i casi, da una parte all'altra del filo del telefono la tensione è palpabile. Obama cerca di rassicurare i suoi interlocutori: i servizi Usa raccolgono informazioni, come fa l'intelligence di qualunque altro Paese, sempre attenti all'equilibrio tra esigenze di sicurezza e tutela della privacy. Figuriamoci, poi, se i servizi spiano il cellulare del capo del governo tedesco. E comunque - giura l'inquilino della Casa Bianca - l'amministrazione Usa sta portando avanti verifiche sui metodi di raccolta dei dati da parte degli 007, per verificare se ci sono stati degli abusi.
Ma il clima di fiducia reciproca appare inevitabilmente deteriorato. Le capitali europee - dopo tante rassicurazioni - di fronte allo stillicidio di rivelazioni sull'attività della National Security Agency (NSA) non si fidano più.

E l'operazione verità avviata dalla 'talpa' Edward Snowden ora rischia davvero di minare la credibilità internazionale del presidente Obama, sempre più accerchiato non solo dai Paesi del Vecchio Continente, ma anche dai giganti dell'America Latina come il Brasile e il Messico.

A Washington ora gli occhi sono puntati sul vertice dei capi di Stato e di governo della Ue, da cui potrebbe anche uscire una forte presa di posizione verso gli Usa. Tra Bruxelles e Washington è calato nelle ultime ore il gelo. E se il numero uno dei servizi segreti americani, James Clapper, definisce "false" le notizie che arrivano da Parigi (quelle diffuse da Le Monde che parla di 70 milioni di francesi spiati) dalla capitale europea arriva la minaccia di ritorsioni verso gli Stati Uniti. Il Parlamento europeo ha infatti approvato una risoluzione, votata a larga maggioranza, in cui si chiede di sospendere uno dei più importanti accordi tra Ue e Usa sul delicato fronte della lotta al terrorismo. Si tratta del programma Swift, attraverso il quale vengono 'tracciatì tutti i movimenti di capitali da una sponda all'altra dell'Oceano, con i dati immagazzinati in una gigantesca banca dati.

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