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Digitale terrestre: in Italia salto doppio dei ricavi pubblicitari

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2010 alle ore 10:48.

Problemi e disservizi tecnici? Macché. Anomalie di vario genere su decoder e nuove Tv? Assolutamente marginali e passeggeri. La rivoluzione digitale, a detta di istituzioni e Dgtvi (l'associazione che riunisce i principali broadcaster televisivi italiani), procede a ritmo spedito, senza intoppi di sorta.

Non c'è switch off o switch over, l'ultimo quello che sta interessando la Lombardia, che ne rallenti la corsa. E proprio dalla Dgtvi è uscito in questi giorni uno studio che proietta a fine 2010 l'impatto della nuova Tv terrestre sui ricavi pubblicitari e sulle vendite di decoder e Tv.


Da qui a dicembre la percentuale di italiani dotato di almeno un ricevitore digitale toccherà molto probabilmente il 90% (oltre 21 milioni di individui), rispetto al 75% attuale, e l'82% (19,4 milioni di persone) avrà in casa un decoder per ricevere la TV terrestre. Avanti di questo passo, fermo restando cioè i ritmi di digitalizzazione attuali, l'abbandono definitivo dell'analogico sarà praticamente cosa fatta entro un anno al più tardi, ben prima quindi del termine fissato a fine 2012. Il Regno Unito è il mercato più digitalizzato, con il 91% delle famiglie che riceve qualche forma di TV digitale, seguito da Spagna (90%), Francia (83%) e Italia (75%). In tutti questi Paesi la TDT è la prima piattaforma digitale per diffusione.


Un processo accelerato, quindi, che si è concretizzato soprattutto nell'acquisto di ricevitori Dt esterni, di tipo "zapper" soprattutto (quelli cioè a basso costo e utili a ricevere i soli canali in chiaro) volti ad adeguare al digitale i secondi e i terzi apparecchi presenti in casa (o nella seconda casa).


Un altro aspetto della dimensione digitale del Belpaese è quello dei canali. In termini di offerta, infatti, l'Italia è il primo Paese in Europa per numero di canali gratuiti: 40 i canali nazionali free accessibili sul digitale terrestre (cinque volte il numero dei canali analogici) contro i 38 del Regno Unito, i 19 della Spagna e i 18 della Francia. A questi si aggiungono inoltre i palinsesti della pay tv, dove la proposta degli operatori italiani (leggi Mediaset) non è seconda a nessuno. Un ultimo, ma non certo secondario, aspetto che fa ben sperare ed essere ottimisti i responsabili di Dgtvi e dei grandi broadcaster di mezza Europa è la pubblicità. Sui nuovi canali del digitale terrestre il gettito degli spot è cresciuto in tre dei quattro principali, con Regno Unito a fare da eccezione in negativo.

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Per l'Italia, invece, l'ascesa dell'audience dei programmi trasmessi sul Dt ha contribuito a far decollare la raccolta e il fatturato è in crescita addirittura del 123,2% (in Francia l'incremento è del 59 e in Spagna dell'82%) rispetto a un anno fa. In valori assoluti parliamo ancora di numeri limitati ma stando alla Dgtvi, già a partire da quest'anno, si arriverà a un livello di ricavi pubblicitari molto interessanti. Per il momento la parte del leone la fa sempre la Tv satellitare e cioè Sky, che ha assorbito nel 2009 circa l'85% del giro d'affari complessivo (oltre 3,8 miliardi di euro) generato delle piattaforme di Tv digitale, fra abbonamenti, introiti da advertsing e altri servizi premium.

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