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Tecnologie Scienza

Una settimana da Nobel

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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2010 alle ore 16:40.

A Lindau, sul lago di Costanza, succede che all'ora dell'aperitivo ci si possa trovare faccia a faccia con i premi Nobel. È dal 1951, da un'idea un po' visionaria di un certo signor Lindau, che questa località della Baviera diventa punto d'incontro e di confronto tra due generazioni "scientifiche": i migliori scienziati della storia (una cinquantina) e i più promettenti giovani ricercatori provenienti da tutto il mondo (circa 600). Mille persone, a stretto contatto per una settimana, con la scienza a fare da comune denominatore. Tra le giovani promesse, anche 9 italiani che grazie alla Fondazione Cariplo hanno avuto il provilegio di partecipare all'esclusiva edizione 2010.

Racconta CarloAlberto Ratti, 28 anni, fisico teorico delle alte energie che si occupa di teorie supersimmetriche e di teoria di stringa. «Al di là della rilevanza scientifica del congresso, ciò che mi ha colpito è stata la viva partecipazione della popolazione di Lindau, che ha contribuito a creare un fantastico clima di accoglienza e al contempo credo abbia lasciato agli stessi abitanti una prova tangibile di come la scienza possa essere un veicolo per il progresso non solo tecnologico ma anche culturale dell'uomo. Questo, a mio parere, è il vero tesoro nascosto del Meeting. Per quanto riguarda il contatto con i premi Nobel, ho avuto la fortuna di essere selezionato per l'unica sessione di dibattito aperto fra 5 Nobel e 6 studenti sulle prospettive e i problemi della scienza oggi organizzato da Nature. Che mi ha anche intervistato sulla condizione della ricerca in Italia». Già l'Italia.

Si domanda sul suo blog Carlo Antonini, 26 anni, che studia l'interazione tra acqua e superfici superidrofobiche per sviluppare innovativi sistemi antighiaccio per la sicurezza dei voli: «Saremmo capaci noi italiani di proporre una manifestazione del genere? Riusciamo a investire pensando al futuro, sapendo che i frutti possono arrivare anche dopo 60 anni? E saremmo capaci di gestire e valorizzare le iniziative nel tempo? La risposta è sicuramente sì. Ne abbiamo tutte le capacità e le risorse, solo che spesso ce lo dimentichiamo o siamo troppo stanchi e delusi da altro per sforzarci a guardare un po' lontano. Per Carlo la settimana coi Nobel è stata unica e entusiasmante. Non solo per la ricchezza dei contenuti – più che prevedibile, dice – ma per la capacità di molti Nobel di trasmettere la loro passione.

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Formulazioni su misura

Michela Giuliano, farmacista di 26 anni, è tra i soci più giovani di Appa (Aid progress pharmacist

Ultima tappa, Londra

Francesco Lescai, 33 anni, all'Ucl (University College London) è responsabile dell'analisi dati

Tecnologia al diamante

«Sulla mobilità dei ricercatori sono dubbioso. Puoi girare il mondo e imparare magari qualche

Tags Correlati: Carlo Antonini | Federica Agosta | Fondazione Cariplo | Françoise Barré-Sinoussi | Italia | Lindau | Luc Montagnier | Oliver Smithies | Silvia Buroni | Tecnologie

 

Passione ed entusiamo, infatti sono gli ingredienti fondamentali per fare scienza come ci racconta Silvia Buroni, 31 anni, che ha un dottorato di ricerca in Scienze genetiche e biomecolari: «Il Nobel che mi ha colpita maggiormente è stato Oliver Smithies, premio nel 2007 per il "gene targeting". A 85 anni mostra davvero una passione e un entusiasmo per la ricerca invidiabili. Ha proiettato le scansioni dei suoi protocolli: ultima pagina sabato 26 giugno 2010, il giorno prima di arrivare a Lindau! Qui, poi, ho avuto anche modo di conoscere molte persone, con le quali spero di rimanere in contatto, e con cui ho avuto scambio di idee e spunti per il mio lavoro».

Anche Federica Agosta, 32 anni, neurologa sottolinea la fortuna per un giovane ricercatore di entrare in contatto con l'entusiasmo di chi ha contribuito e sta ancora contribuendo a "cambiare" la scienza. «...Ritrovarsi in un cinema di Lindau ad ascoltare e discutere senza formalità con Françoise Barré-Sinoussi (che con Luc Montagnier scoprì il virus dell'Hiv), ascoltarla mentre con forza racconta la sua esperienza di scienziato, nobel e donna, nella lotta contro le discriminazioni nei diversi paesi del mondo, mi ha riempito di entusiasmo». Una grande lezione di vita, un'opportunità per parlare del futuro dell'uomo.

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