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Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2010 alle ore 20:20.
Non importa che a maggio il fondatore Mark Zuckerberg abbia chiesto scusa e riconosciuto «un bel po' di errori», non è bastato promettere correzioni, attenzione, nuova sensibilità. Alla fine è successo: nomi, profili e uid (unique identification numbers) di 100 milioni di utenti di Facebook sono stati messi insieme e pubblicati online: chiunque li può scaricare dal sito di Pirate Bay, il popolare sito di file sharing svedese che ha avuto vita dura in diversi paesi fra cui l'Italia.
Artefice di tutto ciò è Ron Bowes, esperto di sicurezza online che ha passato in rassegna le informazioni degli utenti non tutelate dalla privacy e le ha messe in rete: il risultato – scrive sul suo sito skullsecurity.org (che ora non risponde) – è «spettacolare». I responsabili di Facebook si sono però affrettati a minimizzare e rassicurare: nessuna informazione privata è stata compromessa. La verità forse sta in mezzo: i dati pubblicati non sono segreti, si possono trovare con una semplice ricerca su Google o su Facebook ma assemblati e messi in ordine forniscono indirizzi email, posto in cui si vive e tutti gli altri dati del profilo disponibili. Insomma un'immensa banca dati gratuita e appetibile.
Non a caso la mole di informazioni riversate sul sito e liberamente scaricabili ha fatto subito gola a migliaia di persone - sostengono i media americani – perché permette di fare ricerche di vari tipi. Queste informazioni ora circoleranno libere nel web anche se i diretti interessati decidessero di cambiare le impostazioni della privacy. Non c'è scampo neanche per chi dall'inizio ha scelto Facebook restando nell'anonimato perché può essere rintracciato attraverso il profilo di un suo amico.
Di solito gli esperti del web danno queste prove di abilità per fare vedere ai propri simili quanto sono bravi. Bowes scrive invece sul suo sito di «aver capito il tremendo problema di privacy» che pone il social network più popolare perché «si può trovare il nome di qualsiasi persona su Facebook». E poi a riprova che tutto si può classificare, ordinare e arichiviare fornisce una classifica dei nomi e cognomi più diffusi (Michael, John, David, Chris e Mike e Smith, Johnson, Jones, Williams e Brown).