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Tecnologie Cellulari

Vivere senza BlackBerry, si può?

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2010 alle ore 17:32.

Se anche voi, nel leggere la notizia del blocco del BlackBerry, per motivi di sicurezza, negli Emirati e in Arabia Saudita, avete tremato alla sola idea di vedervi privati, anche solo per un giorno, della posta elettronica, la chat e internet sul telefonino, allora rientrate perfettamente nella nuova classe di "dipendenti" della società iperconnessa. E cioè quella miriade di persone (non tutti lo ammettono, ma sono in molti) che parla al telefono mentre risponde alle mail con quell'altro, controlla gli status update di Facebook mentre è in bagno, fa fatica a concentrarsi nella lettura di un documento senza aprire il browser.

La privazione obbligata dal BlackBerry è toccata anche a Barack Obama. Dopo una campagna elettorale molto 2.0, non appena eletto il presidente degli Stati Uniti aveva detto che avrebbe fatto di tutto per non rinunciare al suo smartphone. Non ce l'ha fatta. In un'intervista ha dovuto ammettere che, sempre per motivi di sicurezza, può scambiarsi le mail solo con una cerchia ristretta di persone. Appena una decina. «No fun» ha ammesso Obama: così non mi diverto.

A.J. Jacobs, il giornalista che qualche tempo fa era diventato una celebrità con il suo "Un anno vissuto biblicamente", vivendo davvero biblicamente per 365 giorni, nella sua ultima fatica, "My life as an experiment", ha fatto diversi esperimenti tra cui quello di fare una cosa alla volta. "Che sogno", direbbero in molti. E invece è una delle cose più difficile da fare. Almeno per due motivi. Il primo è che il normale divenire delle giornate rende l'impresa davvero ardua. Il secondo è che spesso siamo noi, in modo compulsivo, a cercare più attività, meglio se digitali, da fare allo stesso tempo.

Jacobs racconta molto bene il fenomeno: «In un certo senso il multitasking mi fa sentire bene: occupato, pieno di energia, soffisfatto, come se vivessi tre vite in una». Ovviamente si tratta di un'illusione. «In realtà così rallentiamo il flusso dei nostri pensieri: il cervello umano non è in grado di gestire più di una funzione cognitiva superiore per volta: pensiamo di fare molte cose insieme, ma invece stiamo saltellando da un'attività a un'altra. Ogni passaggio da cellulare, posta elettronica e pc ci costa qualche millisecondo di adattamento: i neuroni funzionano così».

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Il racconto di Jacobs è spassoso e vicino all'esperienza di chi vive connesso. Il suo primo giorno senza multitasking, come il primo senza sigarette per un fumatore, è il più difficile. «Mi siedo alla scrivania e leggo il giornale. E basta. Non controllo la posta e non faccio colazione nel frattempo. E' tremento». I giorni passano, Jacobs lavora al pc con internet staccatto eppure continua a cliccare sull'icona di Firefox. Passa un mese, l'esperimento è quasi finito, e per il suo ultimo giorno chiude il BlackBerry nell'armadio. Dipendenza superata? No, ammette, «però dopo un mese ho raggiunto la padronanza di me stesso: ho il controllo del timone del mio cervello». Il che significa, perlomeno, governare le pulsioni interne e organizzare le sollecitazioni esterne. Un passo non da poco. Per scrivere questo articolo le distrazioni, di ogni natura, sono state almeno una quindicina.

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