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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2010 alle ore 21:28.
Il Blackberry preoccupa anche il governo tedesco, sull'onda della contesa tra l'Arabia Saudita e la canadese Research in Motion (Rim), la società canadese produttrice dei celebri smartphone che per non perdere un mercato importante ha pensato, pur di trovare un accordo, di installare un server che renda accessibili alle autorità giudiziarie del paese arabo i messaggi crittografati, così da consentire la prevenzione di atti terroristici e attività illegali.
Berlino, intanto, ha sollevato obiezioni analoghe ai sauditi in fatto di sicurezza, aggiungendo l'allarme per la possibilità che un attacco informatico possa colpire le reti governative attraverso gli smartphone, i cui centri di raccolta dati stanno in Gran Bretagna e in Canada. «Il governo deve essere in grado di proteggere con efficia i propri network. L'infrastruttura del Blackberry è un sistema chiuso», ha spiegato al quotidiano Handelsblatt il ministro dell'Interno, Thomas de Maizière, «ma gli standard di accesso devono essere definiti dal governo e non da una compagnia privata».
L'agenzia di sicurezza delle comunicazioni tedesca ha invitato con «urgenza» ministri e alti funzionari a dirottare le proprie comunicazioni sui Simko di Deutsche Telekom.
Il fronte anti Blackberry, quindi, si allarga: oltre all'Arabia Saudita (e, come detto, la Germania) anche Libano, Turchia, India, Kuwait, Algeria hanno chiesto l'accesso ai servizi di messaggistica dello smartphone, protetti da codici di sicurezza informatica. In pochi giorni la mossa dei sauditi, scattato dopo una lunga trattativa, ha generato un effetto domino in Africa, Asia e Medio Oriente. Al punto che è intervenuto anche il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, per spezzare una lancia a favore dello smartphone.
L'India, dal canto suo, vuole sapere dalla Rim come aggirare il sistema di protezione informatica. La Turchia sostiene che esistono «serie» debolezze per i servizi del Blackberry e che presto organizzerà una commissione di valutazione. Due giorni prima, invece, gli Emirati Arabi Uniti hanno confermato che il blocco dei servizi di messaggistica scatterà all'inizio di ottobre. L'Indonesia, la più grande nazione islamica al mondo, aveva già avanzato le sue perplessità. E alla schiera si sono uniti di recente, appunto, Algeria, Kuwait, Libano. Hanno invece dichiarato che non intendono applicare alcuna censura Oman, Egitto e Bahrain.