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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2010 alle ore 17:11.
Non c'è tradizione senza innovazione. Lo sanno bene gli avvocati, categoria professionale per definizione legata al rigore della carta stampata che si sta però adattando con inattesa rapidità agli strumenti di lavoro dell'era Web 2.0: Facebook, Twitter, blog e iPhone sempre in tasca per accedere ai newtork sociali.
La notizia dello sviluppo da parte dello studio americano Latham & Watkins di una applicazione per l'iPhone è solo l'ultimo esempio di questo fenomeno. L'indagine 2010 Corporate Counsel New Media Engagement Survey ha affrontato il problema dell'evoluzione digitale degli avvocati da un nuovo punto di vista: quello dei legali d'azienda responsabili della scelta e dell'acquisto dei servizi. La conclusione della ricerca che ha coinvolto 164 giuristi d'impresa e i 200 maggiori studi legali americani è chiara. Le law firm non solo non hanno paura delle nuove tecnologie, ma hanno compreso il potenziale di questo strumento per il marketing dei loro servizi.
Oltre 90 studi usano un blog o più di uno. Il numero complessivo dei siti sfiora i 300, un aumento del 147% dall'agosto 2007, quando i blog delle law firm erano 39. Piace anche il network professionale Linkedin. Tutti i primi 200 studi americani hanno un profilo e un gruppo destinato in particolare ai collaboratori potenziali. Dei circa 50 milioni di utenti del sito, precisa infatti la ricerca, quasi 1,5 milioni sono avvocati.
Meno estesa la presenza su Facebook, dove ha una pagina "fan" solo il 31% degli studi. Secondo The Byrne Blog, sito che si occupa di comunicazione, il potenziale di questo social network è ancora tutto da sfruttare. Anche Twitter conquista il suo spazio. Il 76% delle maggiori law firm americane usa il sito dell'uccellino, anche se alcuni degli studi iscritti non hanno ancora pubblicato il primo tweet. Secondo la stessa fonte gli studi legali devono ancora imparare a sfruttare questa piattaforma in modo coerente allo scopo di generare business.
L'importanza di essere presenti sui social media è infatti legata a doppio filo dalla confidenza che hanno i legali interni con questi strumenti. I giuristi d'impresa usano Twitter, LinkedIn, ma anche network ad hoc tra cui Legal On Ramp e Martindale-Hubbell Connected. Hanno familiarità con questi strumenti, ma non una bruciante passione. Circa il 50% degli intervistati cerca consiglio via LinkedIn e una destinazione frequente delle esplorazioni del Web sono i blog. La percentuale di chi usa i network specializzati è inferiore, ma questi siti godono di una maggiore credibilità all'interno della community.