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Economia Aziende

Gli spot su internet verso quota 3 miliardi

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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2010 alle ore 10:55.

MILANO - Se fosse una studentessa la pubblicità su internet si troverebbe nell'esatta condizione di chi, archiviata l'adolescenza e la tesi di laurea, ha ora il compito di decidere cosa fare da grande. E già perché gli spot online, in crescita a due cifre da anni, stanno (forse) per compiere alcuni grandi salti: da un lato il sorpasso sulle inserzioni "cartacee" previsto da Nielsen già dall'anno prossimo (si veda l'anticipazione sul Sole 24 Ore del 28 ottobre), dall'altro il raddoppio del passo e la capitalizzazione di alcuni "spostamenti" strategici della grande audience, come quello dalla televisione, vecchia ma ancora tenace regina dei salotti, al palcoscenico di internet.


Su quest'ultimo punto si è concentrata Iab Italia, l'associazione dell'advertising interattivo che apre oggi a Milano il suo forum, presentando il rapporto 2010 sul comparto realizzato con Accenture. Iab fotografa per l'anno in corso un mercato complessivo per gli spot online ha superato il miliardo di euro, in crescita del 15% sul 2009. Più interessante in realtà è la visione prospettica di questo business per il 2014. «La nostra ipotesi – spiega Salvatore Ippolito di Iab – è che in tre-quattro anni si arrivi a toccare quota 3,2 miliardi di euro, che è esattamente il doppio del miliardo e seicento milioni che il settore potrebbe raggiungere se continuasse a crescere al ritmo del 15%».

Ma su che cosa si basa, allora, questa stima? «Partendo da un'analisi comparativa fatta con i paesi tecnologicamente più maturi come gli Stati Uniti – racconta Federico Rampolla, direttore per l'Italia di Accenture Interactive – i dati di crescita del mercato italiano della pubblicità online risultano inferiori alle sue potenzialità, con un ritardo di circa quattro anni. Per questo riteniamo che sia ipotizzabile pensare che nei prossimi quattro anni ci sarà un'accelerazione dei trend e che si arriverà a raggiungere un picco di valore di 3,2 miliardi, arrivando a pesare circa il 30% sul totale del mercato pubblicitario contro l'attuale 11 per cento».

I fattori che influiranno sull'andamento e la crescita degli spot digitali sono sia interni al settore, quindi congiunturali, sia esterni, più strutturali. Se il primo punto è strettamente legato ai trend economici, il secondo riguarda in verità le scelte tecnologiche che il paese saprà compiere. Al primo posto ci sarà allora il livello di utilizzo degli "oggetti" digitali: «In Italia la dieta mediatica è ancora a base di televisione – sostiene Ippolito –(41% contro il 18% di internet, ndr) e l'adozione dei nuovi modelli di fruizione dei contenuti dei media su device come l'iPad potrà spingere con forza la crescita del tempo speso sul canale internet e di conseguenza portare allo spostamento della spesa pubblicitaria sul canale digitale».

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L'altro capitolo "esogeno", come viene definito nella ricerca Iab-Accenture, è banalmente la diffusione della banda larga, elemento essenziale per la crescita del mercato delle cyber-réclame.

«Esiste una correlazione lineare positiva tra la diffusione della banda larga e gli investimenti pubblicitari sul web – dice Rampolla – e infatti la Germania e il Regno Unito che hanno investito rispettivamente in display advertising (soprattutto banner e video-spot, ndr) qualcosa come 1,1 miliardi e 700 milioni di euro, venivano da tassi di penetrazione del broadband sulla popolazione vicini al 30 per cento. L'Italia con 320 milioni e la Spagna con 200 milioni di spot-display hanno una penetrazione dell'internet veloce solo del 20 per cento».

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