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Questo articolo è stato pubblicato il 12 novembre 2010 alle ore 13:17.
Nei locali di una ex distilleria, a novemila metri dalla torre di Pisa, costretto tra binari ferroviari e case «che nessuno ha mai avuto il coraggio di espropriare», sorge il Polo tecnologico di Navacchio. Da 10 anni trasforma idee in aziende. In questi mesi sta modellando l'innovazione più importante della sua storia.
Il polo è nato nel 1999. Lo dirige – quasi lo incarna – Alessandro Giari, il presidente. Ospita 63 micro e piccole imprese ad alta concentrazione tecnologica. C'è anche un incubatore per start-up. Come tutto e tutti, dal 2007 il Polo fa i conti con la tenaglia della crisi, che stringe più delle case e della ferrovia. Lo si legge nello sguardo sincero di Giari, in quello più impostato degli imprenditori che si incontrano per le scale. E negli occhi sognanti di giovani ricercatori appesi al futuro di un'idea. Da incubare, coccolare e poi far crescere "là fuori", in un mondo agguerrito e competitivo.
Là fuori dove Giari, 56 anni, ex amministratore locale, ha visto la prossima sfida. Ha capito che dopo anni di successi e buoni numeri l'innovazione più importante per il suo Polo arriverà dall'esterno. Ha capito che fare rete funziona. Che l'esperienza di Navacchio è una buona idea, incubata per dieci anni, che deve essere esportata. Come? Mettendo in rete – davvero – i 31 poli tecnologici che fanno parte della Associazione parchi scientifici e tecnologici Italiani, che lui guida dal 2006.
Giari ha già iniziato a modellare la sua innovazione. Ha riunito i rappresentanti dei parchi, dando vita a delle commissioni di lavoro, che presto diranno la loro su come far decollare la rete, oggi ancora "in potenza". L'obiettivo è far fruttare laboratori ad alto contenuto tecnologico sparsi per l'Italia – che oggi lavorano, ma non a pieno ritmo come potrebbero. Ma anche mettere in contatto le imprese, tra loro, fino a farle diventare insieme fornitori e clienti della stessa rete. In uno scambio virtuoso di competenze. «Il trasferimento tecnologico – spiega Giari – non è un atto, è una logica processuale. Non lo fa il singolo: bisogna essere inseriti in una filiera».
A Navacchio sanno che fare rete funziona. Il particolare assetto organizzativo del polo voluto da Giari ha favorito le sinergie tra imprese: il 48% di esse ha attivato collaborazioni con altre imprese attive all'interno del polo. Mentre nel 2009 sono state 386 le collaborazioni (ordini per forniture di servizi, manufatti, uso dei laboratori, ecc.) tra aziende del Polo e imprese esterne. Sempre nel 2009, 78 collaborazioni con il mondo della ricerca Universitaria ha portato alla realizzazione di 19 nuovi prodotti e 11 nuovi servizi non precedentemente presenti sul mercato. Il fatturato aggregato delle imprese del Polo ha raggiunto quota 81milioni (+44% rispetto al 2008). Crescono anche gli occupati: 600 persone (70 in più rispetto allo scorso anno), prevalentemente laureati (79%), con un'età media di solo 32 anni. Con un impatto concreto sul territorio. Un dato per tutti: negli ultimi due anni sono stati aperti 5 sportelli bancari. Prima erano solo due. L'Incubatore – che aiuta l'impresa nei primi tre anni di vita – dal 2003 ha accudito 59 aziende, attive nei settori ambiente, servizi e Ict: 19 camminano già con le proprie gambe.