Mobile World Congress

Tecnologie Cellulari

Il bilancio del Mobile World Congress: molta partecipazione, poca innovazione

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2011 alle ore 15:30.

Ieri si sono chiusi i battenti della più importante rassegna a livello mondiale per l'industria della telefonia mobile. E quella andata in scena alla "Fira" di Barcellona per quattro giorni (cui ne va aggiunto un quinto, domenica 13 febbraio, riempito dagli eventi stampa di Samsung, Sony Ericsson e Nokia) è stata un'edizione molto ricca: di annunci, di presenze, di grandi alleanze e anche di accese polemiche.

Con il botta e risposta fra operatori telco e Internet media company (leggi Google) a fare da epicentro del dibattito fra gli executive chiamati a convegno dalla Gsm Association, l'ente che organizza il Mobile World Congress. È stata un'edizione che ha visto sfilare 60mila visitatori provenienti da 200 Paesi, oltre 3.000 amministratori delegati e poco meno di 3.000 operatori della stampa, 131 delegazioni governative, più di 12.000 sviluppatori (che hanno affollato l'App Planet) e 1.400 aziende espositrici. Numeri da record, che la Gsma ha ovviamente enfatizzato per dimostrare – parole del Ceo John Hoffman - "la centralità delle telecomunicazioni mobili e quanto sia determinante il settore delle telefonia in molti comparti pubblici e privati". Il prossimo appuntamento è a fine febbraio 2012, sempre a Barcellona. Dall'anno successivo il carrozzone potrebbe trasferirsi a Parigi, Monaco di Baviera o Milano.

Alla Fira si sono visti smartphone e tablet in quantità industriale, si è parlato di applicazioni, mobile advertising e mobile-payment, di servizi "in the cloud" e di reti di nuova generazione. È mancata, però, e non è certo la prima volta, la vera innovazione. Quanto visto al Mobile World Congress era già di dominio pubblico nei giorni o nelle ore precedenti l'inizio della kermesse. Carolina Milanesi, Research Vice President in Gartner e assidua frequentatrice del salone di Barcellona, ha così inquadrato un possibile bilancio per il Sole24ore.com: "è stato uno show molto ricco a livello di partecipazione ma tutto sommato povero in termini di evoluzione tecnologica, soprattutto dal lato terminali. Per esempio non abbiamo praticamente visto alcun terminale Lte (Long Term Evolution, le reti mobili di quarta generazione, ndr) prossimo a sbarcare in Europa, e questo perché il Vecchio Continente è indietro rispetto agli Usa nell'adozione di questa tecnologia in relazione al fatto che gli operatori stanno spingendo sulle prestazioni delle reti 3G e 3,5G Hspa". Non si è assistito quindi a rivoluzioni vere e proprie anche se, come previsto alla vigilia dalla stessa Milanesi, non sono certo mancate "new entry" in fatto di apps, tecnologie 3D e interfacce touch. Così come passi in avanti importanti si sono registrati nel campo delle reti ultraveloci (con lo standard 4G Lte a dominare la scena) e delle soluzioni mobili di futuro grande impatto, come i sistemi di pagamento via telefonino basati su tecnologia Near Field Communication.

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Nokia e Microsoft? Un matrimonio di peso. Windows che salirà a bordo degli smartphone di Nokia è stata la questione più chiacchierata per almeno i primi due giorni del Mobile World Congress 2011. Secondo Milanesi la virata della casa finlandese verso Microsoft non va bollata negativamente: "Android non era un'opportunità reale per diversi motivi. Nokia può mettere in campo risorse hardware di ottimo livello e Windows rappresenta concretamente la possibilità di generare significative sinergie, anche sul fronte dei servizi. Quanto alla questione piattaforme, Symbian continuerà a vivere - e i carrier sostengono fortemente questa ipotesi perché preoccupati dell'eccessivo peso che andrebbe a vantare Google - fino a quando le due compagnie saranno pronte con la nuova offerta, che dovrà essere all'altezza anche sotto il profilo dei costi a volume".

Android sempre più su. Il logo dell'omino androide di color verde a Barcellona si è visto praticamente dappertutto: un segno tangibile di quanto la presenza di Google al Mobile Congress sia stata quest'anno molto più d'impatto rispetto alle precedenti edizioni. "Per la prima volta – ha osservato in proposito l'analista di Gartner – la società californiana aveva un proprio stand, un conferma ulteriore della tendenza che la vede essere oggi al centro del mercato mobile globale e giocare in modo aggressivo, in chiave marketing, per spingere il proprio marchio".

I tablet? Rischiano di costare troppo rispetto all'iPad. L'elenco delle tavolette viste in vetrina a Barcellona è assai lungo. Molte, moltissime di queste, si sono presentate con a bordo Android in diverse versioni (dalla 2.1 alla 3.0) e poche invece si sono distinte perché realmente diverse dalle altre. E, particolare non da poco, praticamente nessuno dei prodotti di prima fascia ha esibito il plus di costare meno dell'iPad di Apple. "Si è vista in effetti – questo il parere di Milanesi – un'uniformità quasi totale di interfaccia per i tablet Android, con l'unica eccezione di Htc che ha molto lavorato sulla propria interfaccia Sense e non su Honeycomb (la versione 3.0 del sistema operativo di Google, ndr). Quanto ai prezzi, è vero che si annunciano essere alti e in tal senso sarà il canale di vendita degli operatori telco a fare la differenza sul mercato. Un mercato che a breve registrerà il debutto dell'iPad 2 e che dovrà aspettare invece fino a maggio/giugno per vedere l'effettiva disponibilità commerciale dei prodotti concorrenti". Con tutte le conseguenze che si possono immaginare: Apple è ancora saldamente avanti e per Samsung & Co. non sarà certo facile scalfirne il dominio, pur potendo contare su un'arma strategica come Android.

Gli smartphone sempre più per tutte le tasche. Al festival della telefonia mobile il ruolo di "star" non poteva che essere appannaggio dei super cellulari. Schermi da 4,3 pollici ad alta definizione, processori dual core, attributi e funzionalità multimediali allo stato dell'arte, servizi e apps per tutti i gusti e per tutte le esigenze, di svago e di business: il profilo dei nuovi telefonini top di gamma è questo. Apparecchi che costeranno però ben oltre i 500 euro, tanti per rafforzare le ambizioni di prodotto per il "mass market" degli smartphone. "Il Mwc 2011 – questo l'assunto finale dell'analista di Gartner – ha per certi versi ufficializzato l'ingresso di Android nella fascia bassa del mercato dei device intelligenti e gli annunci targati Huawei e Zte ne sono l'esempio più evidente. Sono però prodotti che hanno limiti in fatto di memoria, qualità degli schermi, connettività Wi-Fi, piattaforma operativa. C'è da chiedersi quindi se l'utenza li apprezzerà e se questa strategia possa rappresentare un rischio per Google. Con i telefonini a basso costo può sicuramente incrementare la market share di Android ma l'obiettivo principale di Mountain View è sempre stato, e rimane, quello di sviluppare il business dei servizi".