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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2011 alle ore 06:53.

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Ed è subito web applicazioneEd è subito web applicazione

BARCELLONA - Decine di androidi verdi popolano il primo stand dedicato alla piattaforma mobile di Google al Mobile world congress di Barcellona. Soltanto tre anni fa era una presenza timida, girava su poche demo difficili da scovare. Oggi è il simbolo di un settore che viaggia alla velocità della luce sull'onda delle applicazioni mobili: secondo Gartner è il secondo sistema operativo mobile nell'universo dei telefonini, dopo Symbian, il primo su smartphone. Al salone catalano la maggior parte dei nuovi smartphone e tablet sono marchiati Android, nelle versioni più evolute, fino al 3.0 su tavoletta. In totale i device compatibili sono 170.

«Le nuove apps sfruttano la crescente potenza dei processori, giunti al dual core – spiega a Nòva24 Dave Burke, engineering director di Android –. In futuro saranno ancora più veloci e beneficeranno dell'integrazione con l'hardware. L'arrivo delle reti ultraveloci, come l'Lte, darà un'ulteriore spinta alle risorse via internet, secondo il paradigma del cloud computing». Già a questo salone si sono viste le prime possibilità delle tre dimensioni, i pagamenti con tecnologia Nfc, la realtà aumentata. Un altro fronte è quello «del riconoscimento vocale».

Le piattaforme contano più dei device. Tra i padiglioni della fiera (c'è anche un'area dedicata al mondo della App) sviluppatori, software house, start up e venture capital discutono, un po' lontano dal palcoscenico dei grossi stand, della forma che assumerà questo mondo. «Oggi sono molto diffuse le applicazioni native, nate e sviluppate per l'App store di Apple, l'Android market, quello di BlackBerry o gli altri – spiega Francois Daoust, responsabile delle iniziative del web mobile per il World wide web consortium, fondato a suo tempo dal papà del web Tim Berners-Lee –. Le web apps, invece, che arrivano dal browser, hanno il vantaggio di dover essere realizzate una sola volta dagli sviluppatori, pronte per ogni dispositivo».

«Stiamo cercando di offrire agli sviluppatori una sorta di nuovo store per le web apps», continua Daoust. Oggi un'applicazione venduta a 10 euro su App store o Android market garantisce agli sviluppatori un'entrata di 7 euro. «Il mondo delle web apps è recente, anche se paradossalmente è nato prima delle applicazioni native – aggiunge Roy Smith di AppMobi, azienda di Lancaster che ha lanciato il browser per web apps Mobius –. I modelli possono essere diversi, ma gli sviluppatori hanno il vantaggio di lavorare per una sola piattaforma, anche in caso di successivi upgrade, e hanno la possibilità di dialogare direttamente con gli utenti, con vantaggi anche in termini di ricavi». Per l'industria dei contenuti, media compresi, «ci sono nuove opportunità».

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