Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2014 alle ore 15:01.
L'ultima modifica è del 05 luglio 2014 alle ore 15:32.

My24
Nella foto il Ceo di Amazon, Jeff BezosNella foto il Ceo di Amazon, Jeff Bezos

Se da una parte la marcia di Amazon verso la conquista del mondo procede spedita, grazie alla crescita esponenziale di nuovi servizi offerti e prodotti all'avanguardia, dall'altra il colosso di Jeff Bezos mostra qualche acciacco che rischia di trasformarsi in un'emorragia violenta in termini di reputation e danaro. Il tutto sta avvenendo a ottomila chilometri di distanza dal quartier generale di Seattle. Ovvero nel cuore dell'Europa, continente in cui gli affari di Amazon sono fervidi. E' qui che il gigante dell'e-commerce sta incontrando qualche ostacolo di troppo. Due su tutti: il fisco e i sindacati.

La grana fiscale
Amazon, al pari di altre multinazionali, ha sempre fatto discutere per via della gestione fiscale dei suoi affari in Europa. Negli ultimi mesi si è molto parlato dei sotterfugi che le big company a stelle e strisce sono riuscite a trovare per ottenere una tassazione bassissima nel vecchio continente, al cospetto di fatturati a molti zeri. L'azienda di Bezos ha scelto il Lussemburgo come sede europea, uno stato da molti considerato un paradiso fiscale. E proprio ieri è emerso che l'Ue ha chiesto documenti e informazioni per capire quale sia il trattamento fiscale riservato al colosso americano. «Stiamo esaminando che tipo di accordi ci sono in questo campo fra il Lussemburgo e Amazon» ha detto una fonte vicina all'Antitrust Ue al Financial Times.

Insomma, l'Ue ha acceso i riflettori su Amazon. E forse era inevitabile, considerato che nelle passate settimane un procedimento simile era stato preso per altre multinazionali come Apple, Fiat Finance e Starbucks, che fiscalmente sono domiciliate rispettivamente in Irlanda e in Olanda. Per adesso, però, pare che il Granducato di Lussemburgo abbia declinato l'invito dell'Ue, dimostrando di non essere così contento di collaborare. L'indagine andrà avanti ugualmente. E se le autorità riscontreranno qualcosa di irregolare Bezos sarà costretto a staccare un assegno molto salato. «Nel contesto attuale di ristrettezze dei bilanci pubblici, - ha detto il commissario Ue alla Concorrenza Joaquin Almunia commentando la notizia - è particolarmente importante che le grandi multinazionali paghino la loro giusta quota di tasse. Secondo le regole dell'Unione Europea sugli aiuti di Stato, le autorità nazionali non possono adottare misure che permettano ad alcune aziende di pagare meno tasse di quanto dovrebbero».

La grana sindacale
Amazon, da quando è sbarcato in Europa, ha dato lavoro a migliaia di persone. Ha installato i suoi immensi capannoni e ha introdotto modalità lavorative molto discusse. Per questo l'azienda di Seattle è finita immediatamente nel mirino dei sindacati. Ora, però, il problema si è inasprito ulteriormente. Nei giorni scorsi le sigle sindacali di quattro diversi Paesi (Germania, Gran Bretagna, Polonia e Repubblica Ceca) si sono incontrate a Berlino per fare il punto della situazione e per intraprendere una strategia comune contro le condizioni di lavoro in cui versano i dipendenti Amazon. Orari, salari e stress psicologico sono le principali chiavi su cui i sindacati basano le loro vertenze. E ora che si paventa un'azione comune fra più Paesi, le nubi si addenseranno ulteriormente sul cielo di Seattle.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi