Il settore del gas in Italia è ancora caratterizzato da scarsa concorrenza. L'operatore dominante, l'Eni, rappresenta il 70% del mercato e per un maggiore sviluppo della concorrenza e delle infrastrutture c'è «la necessità e l'urgenza di separare proprietariamente le attività di trasporto e di dispacciamento». Il presidente dell'Autorità dell'Energia, Alessandro Ortis, nella sua Relazione alle commissioni parlamentari competenti sullo stato del mercato dell'elettricità e del gas, nel giorno in cui Eni si accorda con l'Antitrust Ue circa la cessione delle quote in tre gasdotti, torna sul tema della maggiore liberalizzazione del settore, su cui ha più volte puntato l'indice.

«Analizzando l'organizzazione e il funzionamento dei mercati, con particolare riferimento ai profili della loro concorrenzialità ed efficienza - scrive Ortis al Parlamento - si registrano ancora forti e importanti asimmetrie tra il settore elettrico, che sicuramente vive una fase più avanzata, e quello del gas, il cui assetto competitivo non risulta ancora sufficientemente sviluppato e che ancora richiede importanti interventi infrastrutturali, di liberalizzazione e regolazione procompetitivi».

Basti rilevare - incalza Ortis - che «a quasi dieci anni dall'apertura dei mercati, Eni rappresenta ancora circa il 70% delle disponibilità nazionali, importazioni nette più produzione nazionale, includendo le cessioni alla frontiera, le cosiddette vendite innovative». Per l'Authority «centrali rimangono inoltre le tematiche relative alla situazione proprietaria delle infrastrutture di importazione, stoccaggio e trasporto, oggi ancora sotto il controllo del gruppo Eni, operatore dominante e ad una loro possibile gestione terza ed indipendente».

«Il dispacciamento fisico del gas - aggiunge Ortis - che comporta interventi correttivi dell'esito del mercato, normalmente legati alle modalità di gestione della rete e degli stoccaggi, deve essere svolto da un soggetto terzo rispetto al mercato. Ne consegue la necessità e l'urgenza di separare proprietariamente le attività di trasporto e di dispacciamento, come peraltro già legislativamente previsto in Italia. Ai fini di accelerare l'emergere di competitori attivi sul mercato italiano sarebbe certamente opportuna la cessione da parte di Eni a terzi di sottoinsiemi di asset di produzione (modello Genco già sperimentato nel settore elettrico). Tale misura non dovrebbe riguardare solo i campi di produzione nazionale ma anche i giacimenti nazionali esauriti o in via di esaurimento nella disponibilità dell'Eni; la misura dovrebbe comprendere i campi off-shore».

 

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