Intesa Sanpaolo aprirà quattro nuovi poli di attività di back-office, dove verranno assunti in 1.100 tra apprendisti e cassintegrati. Lo prevede un accordo raggiunto con i sindacati (a eccezione della Fisac-Cgil) che stabilisce per i neoassunti una riduzione economica del 20% per i primi 4 anni, con il versamento della contribuzione previdenziale, l'assistenza sanitaria e l'erogazione del premio di risultato.
I quattro siti sono individuati sono a L'Aquila, Lecce e Potenza per la prima occupazione (da 150 addetti ciascuno) e Torino (100 addetti) per cassintegrati e disoccupati, inoltre è prevista la conferma di 400 tempi determinati e un numero di assunzioni aggiuntive pari ai prossimi pensionamenti. Nella presentazione dell'accordo il leader della Cisl, Raffaele Bonnani, ha sottolineato come «con l'applicazione di meccanismi contrattuali per le start-up si sia stimolata una grande azienda ad investire in Italia, soprattutto al sud».
Bonanni ha anche polemizzato con Bankitalia per la mancata applicazione del nuovo modello nella trattativa per il rinnovo del contratto: «Il nuovo sistema di regole ha avuto un'estensione pressoché totale. Nel settore creditizio abbiamo avuto qualche problemino al principio che è stato superato grazie al la nostra straripante rappresentatività sindacale. Tuttavia inspiegabilmente in Bankitalia questo sistema ancora non viene riconosciuto».
Immediata la puntualizzazione dalla Banca d'Italia, che spiega di aver formalizzato oggi stesso ai sindacati la proposta di cornice per l'intesa che recepisce l'accordo quadro raggiunto il 22 gennaio tra Governo e parti sociali (tranne la Cgil) con la durata triennale e l'adozione del nuovo indicatore per l'adeguamento al costo della vita (Ipca) al posto dell'inflazione programmata.
Tornando all'intesa tra Intesa San Paolo, Fabi, Fiba-Cisl, Silca, Sinfub, Ugl e Uilca è previsto che il polo in Romania svolgerà esclusivamente attività amministrative delle banche estere. «Abbiamo invertito la tendenza a delocalizzare - è il commento del segretario generale della Uil, Luigi Angeletti - con questo accordo che favorisce la creazione di nuovi poli in Italia anzichè nell'est Europa. Certo una rondine non fa primavera, ma considero questa intesa una risposta a chi dice che il sindacato non si occupa dei giovani».
A quantificare gli effetti delle deroghe contrattuali sui neoassunti è il segretario della Fabi, Mauro Bossola: «Nonostante la riduzione del 20% per il quadriennio i neoassunti guadagneranno oltre 14mila euro l'anno netti – ha detto – quindi più di quanto percepisce chi lavora nel commercio o un metalmeccanico. Ai cassintegrati andranno 14.700 euro netti l'anno, quindi oltre i 10mila euro netti previsti dall'assegno di cassaintegrazione. In aggiunta avranno i premi produttività e i buoni pasto, pari ad ulteriori 1.600 euro l'anno».
La segreteria della Fisac-Cgil, Graziella Rogolino, contesta la deroga al contratto nazionale che non prevede questo tipo di penalizzazioni: «L'accordo - spiega - prepara le condizioni per peggiorare per tutti il contratto che deve essere rinnovato entro l'anno. L'azienda avrebbe potuto utilizzare gli strumenti previsti dalla legge, comprese le riduzioni fiscali e contributive, senza aggiungere ulteriori penalizzazioni». Per la Fisac è un fatto «inaccettabile» che si registra in «una delle prime banche italiane, all'interno di un settore economicamente florido, con utili consistenti che paga lauti dividendi»
Perissinotto: Credibile l'ipotesi di scioglimento patto con Agricole».
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