Se la sfera di cristallo fosse uno strumento di lavoro, l'analista trascorrerebbe il tempo di fronte al computer per scambiare titoli in Borsa e lucrare sui pronostici. La finanza è, invece, una materia complessa, imprevedibile e la Cina non fa eccezione. Con un ragionevole margine di incertezza, si può tuttavia immaginare una crescita dell'indice di Shanghai e Shenzhen per quest'anno nell'ordine del 20%. Se la prudenza non impedisce dunque previsioni, l'incrocio di una serie di fattori supporta le stime di crescita. Dalla loro fondazione nei primi anni '90, le capitalizzazioni delle Borse cinesi sono cresciute di 1.800 volte; il valore congiunto, il terzo al mondo, é pari al 95% del Pil cinese.

I listini hanno iniziato con 13 società quotate e ora ne contano 1.638. Shanghai e Shenzhen sono ora rispettivamente la sesta e la sedicesima Borsa al mondo per valore. La prima ha raccolto nel 2009 il maggior numero di Ipo dopo Hong Kong. Al di là di questi aspetti, esistono anche analisi positive. Anche se la ripercussione tra crescita del Pil e valore dei listini non è automatica, l'incremento cinese non potrà non farsi sentire nel medio periodo. La ricchezza del paese, ormai fuori dalla crisi, crescerà nel 2009 almeno del 9%, ma più probabilmente oltre il 10%, riprendendo un percorso tanto regolare quanto eclatante.

L'aumento sarà dovuto a una differente composizione delle variabili macroeconomiche, con un ruolo sempre più importante assunto dai consumi privati (+25%). La spia del «price earning (Pe) ratio», intorno a 25, potrebbe indurre a prudenza, essendo infatti più alto rispetto alla media mondiale. Non sembra tuttavia ridurre le aspettative perché appare compatibile con la crescita robusta attesa del Pil. È anche probabile una progressiva rivalutazione dello yuan, se le minacce di guerra commerciale con gli Stati Uniti verranno riconsiderate. Ne conseguirà un aumento del valore dei titoli espressi in dollari Usa o in euro. Anche se gli interessi bancari dovessero alzarsi, come previsto, la borsa ha già ampiamente scontato nei mesi scorsi questo evento con un leggero ribasso da inizio anno, e non si prevede che ciò possa spostare i risparmiatori verso impieghi diversi dalla Borsa, considerato l'alto flusso di investimenti immobiliari già avvenuto nel 2009-2010.

Sta infine rafforzandosi la maturità strutturale delle Borse, in uscita da una fase pioneristica. Dopo un percorso di molti anni, secondo una prassi cinese consolidata, sono state adottate nuove misure che consentono un maggiore leverage e possibilità di profitti anche quando gli indici scendono permettendo ai listini un riequilibrio più rapido in caso di fibrillazioni. In sintonia con gli altri mercati, sono consentiti ora il «margin trading», lo «short selling» e la compravendita di «financial future». Sono misure in vista del prossimo lancio dell'International Board dello Shanghai Stock Exchange.

Le incertezze che rimangono sulle Borse sono legate all'inflazione e al settore immobiliare. L'aumento dei prezzi potrebbe raggiungere nel 2010 il 5%, contro un 3% previsto dal programma di governo. È una soglia pericolosa. Se fosse necessario, il Governo potrebbe intervenire con una stretta monetaria più forte del previsto.

Un altro rischio di stampo negativo proviene dalle costruzioni. Il comparto è cresciuto a dismisura e gli intenti speculativi, soprattutto nelle grandi città, stanno interrompendo il sogno delle famiglie cinesi di acquistare un appartamento.

La crescita dei valori al metro quadro degli appartamenti, che è stata fino al 50% annuo dal 2008 a oggi, ha riproposto il pericolo dello scoppio della bolla immobiliare. L'esecutivo é impegnato in una battaglia, poco analizzata in Occidente, con un nemico interno. Esistono infatti interessi forti che premono per attrarre sempre nuova finanza per cantieri edilizi. È il collante tra investitori, costruttori e amministrazioni locali che dalla vendita dei terreni ricavano profitti e la maggior parte delle entrate fiscali. Rispetto al pericolo di una fragorosa caduta dei prezzi immobiliari, che penalizzerebbe a loro volta le banche, gli investimenti finanziari in Borsa, una volta considerata una rischiosa deviazione dall'economia reale, rappresentano ora un motivo di equilibrio e solidità per il paese. di Alberto Forchielli Presidente di Osservatorio Asia (RADIOCOR)
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