WASHINGTON - «L'Europa non è un condominio, da cui si entra e si esce a piacimento». Al termine dei suoi due giorni di permanenza a Washington per il G7 , il G20 e gli incontri con il Fondo monetario internazionale, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, è tornato sulle ragioni di fondo che militano a favore di un intervento congiunto a favore della Grecia. E a chi è scettico, o addirittura immagina un'espulsione dall'euro, ha ricordato che «anche sul Titanic chi aveva il biglietto di prima classe non si è comunque salvato». Ma, soprattutto, dietro la necessità di aiutare Atene a risollevarsi, l'inquilino di via XX settembre vede anche la stessa ragion d'essere dell'Unione europea, che sta nella coesione fra i paesi membri.

«Alcuni Paesi grandi», ha osservato nel corso della sua conferenza stampa, «hanno il dovere di dimostrare di essere anche grandi Paesi. Lo spirito dell'Europa», spiega Tremonti, «è sin dall'inizio quello di essere un'Unione sempre più stretta, e non un condominio da cui si entra e si esce. Se intendi così la Costituzione europea, la sua norma base, il principio politico fondamentale è quello dell'Unione e questo dovrebbe essere il valore fondante di tutte le decisioni». Ovviamente, ha aggiunto, «questo non significa che i costi li paga solo qualcuno e che chi provoca guai non debba sostenere i costi e ammettere le proprie colpe. Ma se è così», rileva il ministro, «capisci che devi intervenire e soltanto dopo regolare i conti. Io semmai i conti li regolerei anche con chi ha fatto l'allargamento in questo modo».

Tremonti ha sostenuto anche di preferire l'espressione «rischio di controparte» per definire la situazione attuale, a quella «rischio di contagio, che ha «implicazioni più metafisiche. Se si guarda l'Europa», ha argomentato il ministro, «si vede che sono rimasti i confini politici ma sono stati rimossi tutti gli altri confini. Sul Titanic, a chi lo aveva, il biglietto di prima classe non è bastato. Anche chi ha un biglietto di prima classe ha un rischio di controparte. E basta guardare le tabelle della Banca dei regolamenti internazionali per capire».

Per il responsabile di via XX settembre è anche «troppo presto» per dire quanto la crisi greca potrà costare alle casse italiane. Intanto, spiega, «bisogna vedere se si fa l'intervento. ad esempio, quando nell'autunno 2008 in Italia si è posta l'ipotesi della crisi bancaria, è stato sufficiente un annuncio del Governo in televisione per avere il massimo risultato con il minimo costo. Questo» ha concluso «solo per dire che nella gestione di una crisi contano anche elementi psicologici e di tempistica».

Dal governatore della Banca d'Italia e presidente del Financial stability board, Mario Draghi oggi è poi arrivata una dichiarazione di sostegno all'accelerazione della trattativa in corso tra la grecia la Commissione Ue, la Bce e il Fondo monetario: «È uscita una dichiarazione di Strauss-Kahn che contiene gli elementi iniziali di un negoziato. L'accordo sta accelerando e questo è positivo, naturalmente» ha detto Draghi, a proposito del piano di aiuti alla Grecia e definendo positivo che «si arrivi a una definizione delle condizioni in tempi rapidi».


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