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Partiamo dai numeri, dalle percentuali che, al di là del fatto ricordino più i listini di paesi emergenti piuttosto che di stati industrializzati, sono impressionanti. A Piazza Affari il Ftse Mib ha chiuso in rialzo dell'11,3% a 18.846,18 punti; a Parigi il Cac 40 ha guadagnato il 9,6%; l'Ibex 35, paniere guida di Madrid, ha fatto segnare una crescita del 14 per cento.

I perché del balzo in Borsa
Numeri notevoli che, per Piazza Affari, fanno segnare il secondo maggior rialzo di sempre. E che sono stati causati da un mix di fattori. In primis, c'è il maxipiano varato nel week-end a tutela dell'euro. Un pacchetto di misure per garantire la stabilità finanziaria in Europa che prevede prestiti bilaterali dagli Stati dell'eurozona per 440 miliardi, 60 di fondi del bilancio Ue e fino a 250 miliardi di contributi «sostanziali» del Fmi (pari a un terzo del totale).

I benefici per le banche con il piano salva-euro
Questo pacchetto, di fatto, è stato interpretato dai mercati come una difesa dell'anello più esposto alla possibile crisi del debito sovrano: gli istituti di credito. Così come le banche avevano affossato i listini nello scorso fine settimana, oggi li hanno portati in orbita. Per rendersene conto basta dare un'occhiata all'indice di settore europeo: il Dj Stoxx 600 Banche ha guadagnato oltre il 13 per cento. E non è un caso che nella piazza milanese il paniere delle blue chip, dove il comparto dei bancari pesa per il 25,4%, è salito ben più dell'indice generale del listino (Ftse all share, + 9,16%) . Così come non può stupire che la Borsa francese, duramente colpita nel settore finanziario venerdì scorso, sia rimbalzata di più rispetto a Londra (+4,57%) e Francoforte (+5,3%).

Le stesse quotazioni delle banche italiane, oltre al fatto che il più diretto interessato - cioè l'euro -ha vissuto una giornata di debolezza contro il dollaro, sono lì a confermare questa interpretazione: Intesa Sanpaolo è salita di oltre il 19%, Unicredit del 20,9 per cento. Boom anche per Pop Milano, Banco popolare, Mps e Mediobanca. Quest'ultima, peraltro, ha presentato oggi i conti sui primi nove mesi e ha inaugurato l'era-Pagliaro.

La disciplina sul fronte fiscale
Ma non sono solo le banche. Diversi operatori fanno notare come, seppure non siano noti i dettagli, sono arrivati segnali incoraggianti sul fronte del contenimento del deficit pubblico. Non solo è stato imposto un piano molto duro alla Grecia, in cambio degli aiuti dell'Ue e del Fmi, ma anche sono state date indicazioni non meno severe alla Spagna e al Portogallo. E, in questo monento, il mercato vuol sentirsi dire proprio questo: più disciplina sul fronte fiscale.

La Banca centrale acquista bond governativi
Di più. Seppure tra mille difficoltà ed eccezioni, la Banca centrale europea ha confermato l'avvio del programma di acquisto di titoli di stato emessi per far fronte alle spese legate al contenimento della crisi. Le critiche a questo meccanismo sono note: la nuova attività della Bce non farà altro che aumentare la già notevole liquidità del sistema, innescando fenomeni inflattivi. Un'obiezione colta dallo stesso Axel Weber, capo della Bundesbank e membro del direttorio di Eurotower: «È un'attività ad elevati rischi di stabilità», ha detto.

Le operazioni tecniche
Non vanno, poi, dimenticate le attività "tecniche" degli operatori sul mercato. Da un lato, molti gestori di fondi, che presumibilmente avevano ridotto l'esposizione sull'azionario per contrastare le perdite, sono tornati a comprare per non andare troppo sotto al benchmark; dall'altro, diversi trader, che erano andati short la settimana scorsa, hanno dovuto ricoprirsi. E così sono fioccati gli acquisti.

Si scrive difesa dell'euro si legge "dare fiducia"
Inifine, non può dimenticarsi l'aspetto della fiducia. A ben vedere sembra di essere tornati ai giorni di due anni fa, quando gli Stati Uniti varavano programmi impressionanti di bailout a favore delle banche. Il messaggio, dopo la paura seguita al crack di Lehman, fu uno solo: non faremo fallire banche o istituti che possano dar luogo da un rischio sistemico. Da quel settembre 2008 di acqua ne è passata sotto i ponti e, nonostante le tante chiacchere, nessuna vera riforma strutturale della finanza è stata varata. Ora come allora si costituiscono d'urgenza piani giganteschi di salvataggio che, al di là della loro efficacia strutturale, lanciano un solo inequivocabile segnale: abbiate fiducia. E, almeno per oggi, i mercati sembrano accordarla. Che poi nei prossimi giorni i listini, molto probabilemente, torneranno a salire e scendere è normale. Anzi, auspicabile.

Meno tensioni sul reddito fisso sovrano
Così come è auspicabile che torni meno pressione sul mercato del debito sovrano, come è successo oggi. I rendimenti dei titoli di stato di Atene a tre anni, che negli ultimi tempi erano arrivari a superare il 14%, adesso viaggiano attorno all'8,8 per cento. Segno che quegli stessi titoli vengono di nuovo comperati sul secondario: infatti, il rendimento scende se il prezzo del titolo sale. In discesa anche lo yield del triennale spagnolo (2,38%) e portoghese (3,79%). Inutile dire il Bund è diventato, in questo momento, una sorta di asset risk-free: il bond a tre anni rende 0,9%, quello a 5 l'1,82%, e il decennale il 2,96 per cento.

Il dato sul mercato del lavoro Usa
La stessa Wall Street, una volta tanto, si è accodata a questo trend positivo europeo. Il Dow Jones ha guadagnato il 3,9% e l'S&P500 è salito del 4,3 per cento. Un trend aiutato dagli stessi dati sul mercato del lavoro: l'indice elaborato dal Conference board, ad aprile, è salito dello 0,9% a quota 94,7, mettendo a segno l'ottavo mese consecutivo di rialzo.


La moneta unica

Dal canto suo l'euro ha vissuto sui mercati europei una giornata nervosa, chiudendo in frenata. La moneta europea ha fermato le contrattazioni vicina ai minimi intraday (1,2811 dollari) e vale 1,2836 dollari contro 1,2973 dell'apertura e il massimo di giornata a 1,3093. Euro in calo anche contro yen a 119,91 dai 120,50 dell'avvio di seduta. Si tratta di numeri che devono fare riflettere e rafforzano la considerazione riguardo all'effetto del maxi-piano: più che la moneta unica, il mercato sembra convincersi della tutela del sistema bancario.

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