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Tremonti e il fisco: «Riforma entro il 2013 e autofinanziata»

di Fabrizio Forquet

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17 gennaio 2010

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Ora i professionisti ed i Caf usano i computer e i pacchetti di software.
Ma le 153 voci che abbiamo contato sopra per i cittadini restano misteriose ed odiose, e questo fa crescere la sfiducia verso lo Stato. E, ancora di più, il centralismo fiscale impedisce di vedere dove vanno effettivamente i tuoi soldi. In tutta Europa ci sono tasse locali che finanziano direttamente le spese locali, solo in Italia è diverso. In questa situazione non ha più senso procedere con la logica dei rattoppi, serve la grande riforma. Leggo che Enrico Letta propone 34 interventi cacciavite. Spero di convincerlo che il cacciavite va usato per montare una macchina nuova e non stringere le viti di una macchina vecchia per sempre.

Proviamo a tracciare alcune linee guida. Sono ancora valide le indicazioni del libro bianco del 94?
Ricordo bene la lettera di Carlo Maria Cipolla. Mi incitava ad andare avanti su quel progetto. Nel libro bianco erano indicate le direttrici di fondo che con il presidente del Consiglio riteniamo ancora valide: dal complesso al semplice, dal centro alla periferia, dalle persone alle cose. Sull'Irpef non c'erano indicate due sole aliquote, ma si diceva che «si presentano quattro curve tra cui scegliere, una di centro, due borghesi, una proletaria. Sarà il dibattito a individuare la più opportuna». Un modo un po' scherzoso per porre un problema vero. C'era poi l'ipotesi di un sistema ad otto tributi con cui si cercava di entrare nella modernità. La riforma si finanzierà anche al suo interno, spostando il prelievo ed eliminando gli eccessi da complicazione.

Agli incoraggiamenti di Cipolla, nel '94, non corrisposero le reazioni, prevalentemente critiche, del mondo accademico.
La "cittadella" del pensiero consolidato reagì male all'idea di un attentato al primato dell'imposta personale. Ma l'ultimo congresso celebrato dalla Cisl si è espresso all'opposto proprio sul principio del favore per un passaggio "dalle persone alle cose". E l'ho trovato straordinariamente lungimirante. Le tre direttrici di riforma allora erano visionarie, ora c'e un crescente consenso. Vede che il tempo serve e che tutto non si può sincopare nelle polemiche e nelle invettive. Naturalmente c'è da discutere quando per esempio da sinistra si chiede di rivedere l'imposizione sulle persone aumentando quelle sulle rendite. L'idea era già nel Libro del '94, ma ricordo che un conto sono le "rendite", e se vuole la speculazione finanziaria, un conto è il risparmio della gente comune.

Vuol dire che non si farà l'armonizzazione della tassazione sulle rendite finanziarie?
Vuol dire che anche di questo bisogna discutere con serietà, tenendo presenti tutti gli aspetti del problema. Con il presidente Berlusconi abbiamo comunque aperto l'agenda: all'Aquila si terrà il coordinamento dei lavori, si raccoglieranno carte ed idee, si ascolteranno tutte le istituzioni interessate, inviteremo l'Istat e l'Ocse, i tecnici del Parlamento e della Banca d'Italia, il Parlamento e il mondo universitario, l'Ocse e la Commissione europea, soprattutto le forze sociali ed economiche. Se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano vai in gruppo. E non è debolezza ma forza. Questo modo di lavorare non è immobilismo o rallentismo ma positiva determinazione nel fare. Chi va piano va sano e va lontano.

Insisto: e l'annunciata riduzione della pressione fiscale?
Nel nostro programma elettorale, nel marzo 2008, a differenza della sinistra che ancora parlava di "miracolo" abbiamo scritto di una «crisi» che «arriva e si aggrava». Avendo accumulato negli anni esperienza politica, volevamo evitare di crearci difficoltà con le nostre stesse mani, fissandoci su promesse elettorali tanto difficili da realizzare quanto inutili. Perché tanto si vinceva lo stesso. Non è affatto escluso che nel tempo a venire si possano aprire all'improvviso, prima del tempo previsto, finestre di opportunità per riduzioni fiscali, ma queste devono essere sottoposte ad un vincolo fondamentale: quello della disciplina di bilancio. In ogni caso è certo, fin da oggi, che gli effetti della ripresa dell'economia, della riduzione della spesa pubblica e del contrasto dell'evasione fiscale saranno, a partire dal federalismo fiscale, destinati alla riduzione delle tasse.

Lei fa riferimento ai tagli della spesa ma, mentre la spesa in conto capitale soffre, quella corrente sembra continuare la sua corsa.
Se il Pil scende tutti i rapporti peggiorano per questa causa. In ogni caso il contenimento della spesa corrente avrà la sua soluzione per effetto del federalismo fiscale. I costi standard ridurranno, nell'efficienza, la spesa pubblica, dal comparto sanitario fino a quello delle pensioni d'invalidità, perché anche queste dovranno entrare negli standard, individuando chi non ne ha diritto.

  CONTINUA ...»

17 gennaio 2010
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