Silvio Scaglia, ex amministratore delegato ed ex presidente di Fastweb, è ricercato dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, che ha emesso nei suoi confronti un mandato di arresto nell'ambito dell'operazione Phuncards-Broker. L'inchiesta ha portato alla luce una gigantesca rete internazionale di riciclaggio legata alla 'ndrangheta. I fatti sono stati commessi tra il 2003 e il 2007 (quando Scaglia era presidente). Il gip Aldo Morgigni nell'ordinanza parla di «una delle più colossali frodi poste in essere nella storia nazionale». Il magistrato capitolino arriva a una tale conclusione mettendo sotto accusa «l'eccezionale entità del danno arrecato allo Stato, la sistematicità delle condotte, la loro protrazione negli anni e la qualità di primari operatori di Borsa e di mercato di Fastweb e Sparkle», controllata di Telecom Italia.

Oltre alla richiesta di arresto per Scaglia la magistratura di Roma ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare anche nei confronti del senatore Nicola Di Girolamo (Pdl) per violazione della legge elettorale «con l'aggravante mafiosa». Lo ha rivelato il procuratore dell'Antimafia romana Giancarlo Capaldo nel corso della conferenza stampa a piazzale Clodio, tenuta insieme al procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso. Scaglia questa mattina risultava latitante ma, secondo i suoi legali, l'ex numero uno di Fastweb si trovava all'estero per lavoro. L'imprenditore, che in una nota ha affermato la sua estraneità a qualunque reato, ha dato mandato ai suoi difensori di concordare il suo interrogatorio nei tempi più brevi per chiarire tutti i profili della vicenda.

Come risulta dall'ordinanza, risultano indagate sia Telecom Italia Sparkle che Fastweb, nelle persone dei legali rappresentanti pro tempore, in base al decreto legislativo 231/01, nel quale è definita la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche derivante da fatto illecito altrui. L'accusa è di associazione per delinquere transnazionale pluriaggravata. Nell'elenco degli indagati compare anche il nome dell'attuale amministratore delegato di Fastweb Stefano Parisi. Il manager, in carica dal 2004, è accusato di associazione per delinquere e dichiarazione infedele mediante l'uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Assieme a lui indagati anche il direttore della divisione finanza e controllo di Fastweb Alberto Calcagno e un ex consigliere d'amministrazione, Mario Rossetti.

La richiesta di commissariamento per Fastweb e Sparkle
La procura di Roma ha fatto richiesta formale di commissariamento per Fastweb e Sparkle. La richiesta è motivata dalla «mancata vigilanza» ed è stata fatta sulla base della legge 231 del 2001 che prevede sanzioni per quelle società che non predispongono misure idonee ad evitare danni all'intero assetto societario. Fastweb ha fatto sapere in una nota di considerarsi estranea ai fatti e parte lesa. La stessa società - che dà lavoro a 3.500 persone oltre alle 8mila dell'indotto - ha confermato che è stata avanzata una richiesta di misura interdittiva dell'esercizio di attività, ma ha anche assicurato di garantire la continuità dei servizi ai clienti, che a dicembre 2009 erano 1,64 milioni (+11% sul 2008).

La richiesta di commissariamento sarà valutata dal gip Morgigni il 2 marzo. Se però, con i nuovi amministratori, le aziende sapranno dimostrare la propria estraneità, una condotta corretta e in linea con la legge, il giudice non procederà con la nomina di un commissario. Quanto alla controllante elvetica di Fastweb (l'attuale presidente è Carsten Schloter ) , «Swisscom sapeva delle accuse di riciclaggio e frode fiscale contro Fastweb quando la comprò nel 2007 e sapeva dei rischi a cui andava incontro», ha detto all'Ansa il capo ufficio stampa Josef Huber, aggiungendo che le accuse contro l'operatore telefonico specializzato nelle connessioni in fibra ottica erano di «dominio pubblico».

Un giro da 2 miliardi di euro, danno per lo stato 365 milioni
Nell'operazione Broker sotto la lente della magistratura è finito un giro di false fatturazioni da 2 miliardi di euro, scoperto dai militari del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza e del Ros dei Carabinieri. Lo Stato avrebbe subito un danno per oltre 365 milioni di euro dal mancato versamento dell'Iva, attraverso l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Il reato contestato è l'associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e al reimpiego di ingenti capitali acquisiti illecitamente attraverso un sistema articolato di frodi fiscali attuato con l'ausilio di società appositamente create in Italia e all'estero. L'Iva lucrata sarebbe stata incassata su conti esteri. Il denaro sarebbe stato reinvestito in beni come appartamenti, gioielli e automobili. Alcuni indagati sono stati arrestati negli Usa, in Inghilterra e in Lussemburgo.

Secondo gli inquirenti, le operazioni sarebbero state realizzate con la compiacenza degli ex vertici di Fastweb e Sparkle attraverso società di comodo di diritto italiano, inglese, panamense, finlandese, lussemburghese e off-shore controllate dall'organizzazione che aveva ideato la truffa nei confronti del fisco italiano. In particolare, il riciclaggio veniva realizzato attraverso la falsa fatturazione di servizi telefonici e telematici inesistenti, venduti mediante due successive operazioni commerciali a Fastweb e Telecom Italia Sparkle dalle società italiane Cmc, Web Wizzard, I-Globe e Planetarium (poi volatilizzate), che evadevano il pagamento dell'Iva trasferendoli poi all'estero.

Beni sequestrati per centinaia di milioni
In seguito all'inchiesta dell'Antimafia romana finiranno sotto sequestro beni per centinaia di milioni di euro: in particolare 246 immobili per un valore di 48 milioni di euro; 133 autovetture e cinque imbarcazioni per tre milioni e 700 mila euro; 743 rapporti finanziari; 58 quote societarie per un valore di un milione e 944 mila euro; due gioiellerie. Il valore dei beni localizzati all'estero ammonta a 15 milioni di euro.

Il ruolo del senatore Di Girolamo. «È roba da fantascienza»
Il senatore del Pdl è accusato del reato di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio transanzionale. Di Girolamo è anche accusato di avere violato la normativa elettorale «con l'aggravante mafiosa». La sua elezione nel collegio estero di Stoccarda sarebbe stata favorita da un broglio elettorale realizzato dalla famiglia Arena, della 'ndrangheta di Isola Capo Rizzuto. La 'ndrangheta avrebbe acquistato numerose schede elettorali tra gli immigrati calabresi a Stoccarda, apponendo sulle schede il voto per Di Girolamo.

Sponsor di questa operazione di supporto nell'elezione del parlamentare, sarebbe stato l'imprenditore romano Gennaro Mokbel, da cui sono partite le indagini, consideratola l'elemento di congiunzione tra le società di tlc, che fatturavano in modo falso, e gli interessi di esponenti della 'Ndrangheta. Mokbell, in passato, aveva fondato il movimento Alleanza Federalista del Lazio e poi un partito federalista. La richiesta di arresto nei confronti di Di Girolamo dovrà adesso essere esaminata dalla Giunta per le Elezioni e delle Immunità del Senato.

«Stanno cercando di mettermi sulla croce - ha commentato in serata Di Girolamo - è roba da fantascienza. Mi sento paracadutato in territorio di guerra. Mi sento nel frullatore». Appena rientrato in Italia Di Girolamo ha potuto leggere le notizie e commentarle. «Domattina terrò una conferenza, probabilmente in Senato. Sono trasecolato».

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