Via libera del Consiglio dei ministri al decreto legislativo sul nucleare. Il provvedimento disciplina la localizzazione, la realizzazione e l'esercizio di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi. Il provvedimento detta le regole per individuare i siti e assicura incentivi sotto forma di sgravi sulla spesa energetica, ma anche sulle imposte, alle popolazioni che accoglieranno le centrali. Sono anche previste campagne informative. Il decreto, ha detto il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola, «si caratterizza per la trasparenza e il rispetto assoluto della sicurezza delle persone e dell'ambiente». Scajola ha sottolineato che «individuato il percorso per il riavvio del nucleare, i primi lavori nei cantieri partiranno dal 2013 e la produzione di energia elettrica dal 2020».

Il Governo, dunque, preme l'acceleratore sul piano di ritorno in Italia dell'energia nucleare, puntando su un percorso condiviso con le amministrazioni locali. Il provvedimento, che era stato esaminato in via preliminare dal Consiglio dei ministri del 22 dicembre, ha ricevuto il via libera delle commissioni parlamentari competenti e ha registrato il parere positivo anche del Consiglio di stato sebbene con osservazioni recepite nel decreto approvato dal Cdm.

All'appello manca però il parere della conferenza unificata che il governo acquisirà in un momento successivo essendosi avvalso della decretazione di urgenza, che consente la consultazione successiva della conferenza. E quello delle regioni è un fronte molto caldo. Lo scorso Consiglio dei ministri il Governo, infatti, ha deciso di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata che impediscono l'installazione di impianti nucleari nei loro territori. In realtà, però, il no al piano nucleare è venuto, anche se non per via normativa, da quasi tutte le regioni tranne la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia e il Veneto, sull'onda dei ricorsi alla Corte Costituzionale presentati da 11 amministrazioni (Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Puglia, Liguria, Marche, Piemonte, Molise e Toscana), che hanno rilevato profili di incostituzionalità nelle procedure previste per la definizione dei siti e per i processi autorizzativi delle centrali. Altre 4 (Veneto, Campania, Sardegna e Sicilia), hanno dato il loro sostegno. In Sicilia, per esempio, l'assemblea regionale ha detto no al nucleare con un ordine del giorno, approvato all'unanimità, con l'appoggio anche del governatore Raffaele Lombardo.

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