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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2010 alle ore 06:39.
Cercare un lavoro è un lavoro. Richiede tattica e lucidità. Ancor di più oggi che la ripresa è senza occupazione. Il direttore del Fondo monetario, Dominique Strauss-Khan, ha parlato di un'emergenza: sono 30 milioni le persone che hanno perso il posto in tre anni. Ai governi il compito di sperimentare politiche industriali. E chi cerca lavoro che cosa può fare?
Storie come quelle di Martina e Alberto, i due lettori che hanno inaugurato ieri il nuovo spazio per la corrispondenza sul Sole 24 Ore, sono sempre più comuni.
Sono tanti, uomini e donne, ragazzi e ragazze alla ricerca di una collocazione: studenti all'ultimo anno della laurea triennale, come Martina, che cercano di «capire che ruolo ha l'Italia nel mondo o piuttosto cosa i giovani possono fare per lei»; lavoratori in mobilità come Alberto che non ricevono risposte dopo decine di curriculum inviati e si chiedono: «Io...esisto?». Per chi cerca un impiego, come i due lettori il valore aggiunto indispensabile va ricercato dentro i candidati, individuato e tirato fuori, riflettendo con freddezza e pragmatismo.Oggi nella toppa bisogna inserire la chiave giusta per entrare nel sempre più selettivo mercato del lavoro. Le porte in faccia e le serrature arrugginite sono tante. In questo contesto diventa non banale adottare semplici accorgimenti che "aggiustino" la domanda, la tarino su nuove esigenze. A partire da due quesiti: qual è il curriculum giusto per il mercato? Come si può acquisire il sapere necessario?
Biglietto da visita oppure trailer cinematografico della propria vita, il curriculum è troppo spesso sottovalutato da chi cerca un'occupazione ma altrettanto determinante per chi seleziona. Da queste due pagine, scritte in Word oppure - ancora meglio - chiuse in un pdf, può dipendere l'esito della propria candidatura.
Finiscono nel cestino, senza passare nemmeno dalla stampante, quei curricula allegati per email che sconfinano in cinque o addirittura dieci pagine. «Li leggiamo a video - afferma Luca Vignaga, direttore del personale di Marzotto - e basta che il carattere di scrittura sia troppo piccolo, non sufficientemente leggibile, per dissuaderci». È un po' come al cinema, dicono alcuni responsabili delle risorse umane che operano in grandi aziende: per invogliarti a vedere il film bastano due minuti, il tempo di un trailer è lo stesso di lettura di un curriculum, e deve fare effetto. Dimenticarsi la data di nascita oppure i propri riferimenti anagrafici vuol dire essere automaticamente fuori dai giochi. Presentarlo a mano, piegato in quattro in una busta alla reception, rende dubbie la possibilità di essere ricontattati. «Il direttore del personale - afferma Roberto Boscia, responsabile delle risorse umane per Orange Business Italia - in prima istanza non lo legge, ma lo vede. Solo il 20% viene letto veramente e molto dipende dalla lettera di accompagnamento, in cui è fandamentale motivare la propria candidatura, la voglia di cambiare, instaurando un dialogo personalizzato».
Dal primo sguardo, chi legge decine di curricula tutti i giorni capisce subito se dentro c'è qualcosa di interessante. Chiarezza e sintesi però non bastano. Superato l'esame fotografico, a fare la differenza sono i contenuti: «Tanti curricula restano sulla scrivania - afferma Maria Emanuela Salvati, direttore Formazione selezione e comunicazione interna di Atm Spa - perchè idonei ma non richiesti. In pochi s'informano sul reale bisogno dell'azienda. Gli altri vanno ad alimentare il nostro bacino, li teniamo lì, in attesa che possano servire». Su 35mila curriculum ricevuti all'anno dall'Azienda di trasporti milanesi solo tremila arrivano al colloquio. Informandosi, infatti, è possibile evitare di mandare curriculum invano: sono davvero numerose le candidature "al buio", di chi cerca di «pescare nel mucchio», come sintetizza il responsabile risorse umane di Orange, senza che il candidato conosca realmente l'attività dell'azienda. «Il curriculum che risponde a un annuncio, scritto in modo mirato, ha più chance rispetto a uno mandato "tanto per mandarlo"», afferma Maria Raffaella Caprioglio, vicepresidente dell'agenzia per lavoro Umana.
Se poi le carte sono in regola, a fare la differenza è l'originalità. Fra tutti il prodotto proposto deve avere un appeal particolare, deve disinguersi. E in questo senso il format europeo non aiuta affatto. «Bisogna agire in ottica di venditori, sottolineando le caratteristiche richieste dal selezionatore», conclude Vignaga. In una sola frase: rendere sexy il proprio profilo.
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