Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2010 alle ore 09:02.
L'ultima modifica è del 05 novembre 2010 alle ore 09:05.
Berlusconi sicuro: l'ondata di fango non mi fermerà. Fli divisa tra falchi e colombe (di Celestina Dominelli)
I due fatti politici di ieri s'intrecciano in una miscela inedita. Da un lato c'è Silvio Berlusconi che si affida alla tattica e rivolge un discorso a suo modo conciliante al nemico Fini, rimettendo sul tavolo persino quel «patto di legislatura» che appare e scompare dal dibattito come un fiume carsico.
Dall'altro c'è la maggioranza battuta in commissione a Montecitorio su un emendamento alla «legge di stabilità» (l'ex finanziaria). È una vittoria delle opposizioni, soprattutto perché al centrosinistra e all'Udc si sono aggiunti i rappresentanti di «Futuro e Libertà» e Movimento per le Autonomie. In altre parole, il cartello che nei voti di qualcuno dovrebbe costituire la griglia del governo di transizione. Pdl e Lega sono rimasti compatti, ma non è bastato. Ha prevalso l'alleanza sostanziale fra la sinistra e l'ipotetico «terzo polo». Un segnale da non trascurare.
Vediamo come legare i due fatti. Non c'è dubbio che ieri il premier avesse tutto l'interesse a tendere la mano all'avversario. Così come il presidente della Camera aveva e ha l'interesse opposto: svincolarsi da un tentativo di abbraccio tardivo che arriva non a caso alla vigilia dell'assemblea di Perugia.
«Futuro e Libertà» ha già i suoi problemi nel mettere a punto una posizione verso il governo che non deluda i sostenitori, sempre più anti-berlusconiani, ma non risulti destabilizzante al punto da spingere il paese alle elezioni. Ora la mossa del premier mira ad accentuare le difficoltà finiane e soprattutto a divaricare il gruppo parlamentare dei dissidenti, ormai quasi un partito. Il «patto di legislatura», così come viene riproposto dal tattico Berlusconi, ha scarse possibilità di essere accolto dal presidente della Camera che infatti non vi legge alcuna novità interessante per lui.
E quale potrebbe essere la novità, al punto in cui siamo? L'argomento che potrebbe indurre Fini a discutere non è una stretta di mano condita da un paio di battute ai piedi dell'Altare della Patria. Ci vuole altro: per esempio una proposta di riforma elettorale utile a garantire un futuro al partito finiano. Una riforma che spezzi l'attuale gabbia bipolare e segni di fatto il ritorno a una forma proporzionale, sia pure corretta (il sistema tedesco o un modello simile).