Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2010 alle ore 18:35.
Al termine del suo intervento il premier un primo risultato riesce già a strapparlo alla sponda finiana. Perché il suo aut aut al presidente della Camera e ai suoi uomini accentua la spaccatura esistente tra l'ala oltranzista e le colombe di Futuro e Libertà. Nessuno, però, anticipa le mosse diGianfranco Fini a Perugia. Nel tardo pomeriggio filtra anche un giudizio dell'ex leader di An sul discorso del cavaliere che sarebbe stato considerato «deludente, tardivo, e senza prospettiva». Ma una nota del portavoce di Fini smentisce poco dopo quelle critiche. «Ogni ricostruzione attribuita al presidente della Camera dei deputati è priva di qualunque fondamento». Fini, spiega ancora il suo portavoce, Fabrizio Alfano, «esprimerà il suo pensiero in modo inequivocabile domenica mattina a Perugia».
Se dunque Fini non interviene, parlano invece i suoi uomini con i falchi che bocciano l'intervento di Berlusconi e rinviano a domenica qualsiasi decisione. «È prematuro - avverte il suo generalissimo, Italo Bocchino, - dire cosa accadrà domenica, di certo si può dire che cambierà il corso delle cose, dovrà esserci un elemento di novità rispetto al rapporto con Berlusconi e con la coalizione». Quanto al discorso del Cavaliere, il capogruppo di Fli alla Camera è tranchant, come il suo leader, e lo bolla come «deludente», «un segnale di debolezza» e liquida l'appello a un patto di legislatura. «È una risposta tardiva a quanto proposto da Fini a Mirabello».
Un refrain che ritorna nell'analisi degli altri falchi di Futuro e libertà. Lo dice a chiare lettere, Fabio Granata. «Il discorso di Berlusconi è deludente, scontato e arriva fuori tempo massimo: noi siamo già entrati in una fase nuova, stiamo costruendo una alternativa per l'Italia. Da Perugia dove terremo l'assise di Fli si aprirà una pagina nuova della politica italiana». Quale sarà questa pagina è presto per dirlo. Quel che è certo è che domani Fini riunirà il suo stato maggiore per decidere la strategia e rispondere così all'invito rivoltogli oggi dal premier. I falchi premono perché si arrivi alla rottura e non vogliono cedere alle avances di Berlusconi. «Una relazione chiaramente difensiva - sottolinea il viceministro Adolfo Urso - non pienamente consapevole della complessità dei problemi italiani. In questo senso francamente deludente».