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I segreti di BankAmerica e le minacce di WikiLeaks

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2010 alle ore 08:07.
L'ultima modifica è del 02 dicembre 2010 alle ore 07:39.

Ken Lewis, l'uomo che trasformò Bank of America in uno dei primissimi colossi finanziari americani per poi guidarla al collasso e cadere in disgrazia, mise in chiaro ciò che voleva con lo stile aggressivo che lo aveva reso famoso. In quei giorni caldi del settembre 2008 che avrebbero cambiato Wall Street, invitò John Thain, allora amministratore delegato di Merrill Lynch, nella sua abitazione di New York in cima ai grattacieli del Time Warner Center. Lì gli presentò un'offerta a sorpresa e che Thain non avrebbe potuto rifiutare: era pronto a comprare Merrill. «Tutta la banca», lo apostrofò. Non una quota del 20% come chiedeva Thain per cercare di salvare la storica società da una crisi che stava in un batter d'occhio travolgendo altri protagonisti, a cominciare da Lehman Brothers.

Di lì a poco, nel susseguirsi di incontri concitati tra banchieri, ministri e esponenti della Federal Reserve per arginare lo tsunami che si era abbattuto sull'alta finanza, l'operazione venne definita. Un tassello cruciale del mosaico di crack e salvataggi raccontato in «Too Big To Fail», la dettagliata ricostruzione di quella stagione firmata dal giornalista del New York Times Andrew Ross Sorkin, appena pubblicata in Italia. Ma proprio quel merger, che doveva segnare un trionfo personale, per Lewis fu in realtà anche l'inizio della fine. E per la banca l'avvio di un'odissea di polemiche - su bilanci, bonus e pratiche manageriali - dalla quale fatica ancora a uscire.

Fino all'ultimo assalto ai suoi «segreti», quello minacciato da WikiLeaks: il fondatore dell'organizzazione, Julian Assange, ha promesso di pubblicare all'inizio del 2011 informazioni esplosive e inedite su più d'una società di Wall Street. Soprattutto un mega-leak su una grande banca, dopo che l'anno scorso aveva anticipato di essere incappato in cinque gigabyte di dati riservati di Bank of America – l'hard drive di un dirigente – che richiedevano tempo per essere organizzati. A conti fatti rappresenterebbero oltre 600mila pagine, ben più di quanto è stato scritto fino a oggi sulla crisi.

Assange, oltre a quanto si è vantato di aver già in tasca, potrebbe essere in possesso di «rivelazioni» più recenti sulla banca. Come su altre stelle sopravvissute dei mercati, da Goldman Sachs a Jp Morgan o Citigroup. Ma la fusione orchestrata da Lewis con Thain - tenuta a battesimo al Time Warner Center - rimane uno dei capitoli più delicati e simbolici dei travagli della finanza nonostante le inchieste ormai condotte dalle autorità. Cuore di un intreccio tra governo e banche di cui sono emersi i contorni, ma forse non abbastanza.

L’articolo continua sotto

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Tags Correlati: Angelo Mozilo | Bank of America | Brian Moynihan | Fed | Fusioni e Acquisizioni | John Thain | Julian Assange | Ken Lewis | Ministero del Tesoro | Morgan Jp | New York | Richard Bove | Wall Street

 

Soprattutto per un'opinione pubblica sempre furiosa per gli aiuti concessi a Wall Street.
Le vicende venute alla luce potrebbero lasciar spazio per nuove rivelazioni. E venuto alla luce che, poche settimane dopo l'accordo sull'acquisizione di Merrill , Lewis ebbe un ripensamento, dettato dalla scoperta di impreviste perdite multimiliardarie nei conti del gruppo. Ne seguirono riunioni d'emergenza con Tesoro e Fed e forti pressioni su Lewis perchè completasse il deal in cambio di ulteriori soccorsi federali. Non basta: il merger si trasformò rapidamente in un esempio dei continui eccessi nei compensi e della scarsa trasparenza delle banche. I vertici di Bank of America nascosero agli azionisti, al momento del voto sulla fusione, sia le perdite di Merrill che super-premi da sei miliardi agli executive della banca acquistata sull'orlo del tracollo. Della successiva bufera su queste scelte fece le spese Thain, subito cacciato, e poi lo stesso Lewis: il banchiere dell'anno nel 2008 si ritirò alla fine dell'anno scorso, sostituito da Brian Moynihan. La banca, per le «reticenze», pagò alla Sec 150 milioni, una multa «scontata» stando agli ispettori del Tesoro.

Su queste e altre pagine «macchiate» della finanza potrebbe infierire WikiLeaks. L'affaire Merrill, per Bank of America, non è l'unico ancora aperto. Al termine d'una lunga storia cominciata nel 1904 - quando fu fondata dal pioniere italiano della finanza Amedeo Giannini per servire gli immigrati - l'istituto ha vissuto gli anni più recenti all'insegna di ambiziose espansioni, che ll'hanno consacrata in vetta alle classifiche per asset, e passi falsi culminati dal 2001 nella gestione Lewis. Un'altra sua discussa acquisizione, precedente a Merrill, scattò agli inizi del 2008: quella del leader nei mutui subprime Countrywide di Angelo Mozilo, tra le vittime e i grandi responsabili, con i prestiti facili, del collasso immobiliare. Nubi non hanno cessato di addensarsi nel post-crisi: da irregolarità nei pignoramenti al rischio di ulteriori perdite su derivati legati a mutui viziati da documentazione falsa.

Richard Bove, analista di Rochdale Securities e fustigatore dei costumi bancari, ha citato i dossier Merrill e Countrywide come suscettibili a nuove fughe di notizie. Il primo per gli strascichi di ripetuti soccorsi federali e bonus; il secondo, accanto alle pratiche immobiliare, anche per l'eredità lasciata dagli «amici di Angelo» (politici che hanno ricevuto favori da Mozilo). Bank of America ha reagito mettendo in dubbio che WikiLeaks abbia scoperto segreti o che siano esplosivi. Uno scetticismo condiviso dai critici di Assange. Ma non si possono neppure escludere sorprese più scottanti di quelle ipotizzate, se Assange sarà di parola. Ha ventilato la denuncia d'un «ecosistema di corruzione», che potrà travolgere «una banca o due». O quantomeno, oggi, scuotere i nervi di Wall Street.

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