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Questo articolo è stato pubblicato il 02 febbraio 2011 alle ore 09:08.
L'ultima modifica è del 02 febbraio 2011 alle ore 09:08.
Quando nel 1798 Napoleone Bonaparte sbarcò ad Alessandria d'Egitto, tenne un celebre discorso alle sue truppe: raccomandò di rispettare, come in Francia si rispettano i rabbini, la religione dei musulmani. Iniziò così il primo grande incontro del mondo arabo e islamico con l'Occidente moderno. Mentre quel mondo era ripiegato su se stesso, l'Europa trionfava: aveva alle spalle la rivoluzione francese, i Lumi, la secolarizzazione, il diritto civile. Il mondo arabo era ignaro di tutto ciò, si trovava impotente e sottomesso all'impero ottomano che governava quasi tutto il Medio Oriente e una parte del Maghreb; e scoprì l'Europa come una liberazione, vedendo in essa la possibilità di emanciparsi dalle condizioni disastrose di quel momento storico.
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Dall'altra parte, anche l'Europa credeva nella possibilità di uno scambio proficuo fra Islam e Occidente. Molti ignorano che il movimento dei saintsimoniani, i cui aderenti provenivano in gran parte dalla scuola d'ingegneria del Politecnico, credeva a un incontro fruttuoso. Certo, Napoleone era un politico: era andato in Egitto in primo luogo perché la modernità europea cercava nell'antichità le radici del proprio progresso: l'Egitto dei faraoni, come la Grecia antica, faceva parte di quel progetto, di quella visione progressista delle civiltà. In secondo luogo, l'Europa aveva capito benissimo come la posizione del mondo arabo fosse strategica per le rotte commerciali, grazie al canale di Suez, il Mediterraneo, l'Atlantico. Per tutto il XIX secolo, la potenza europea era indivisibile dalla sua attività nel Mediterraneo arabo. A Trieste, al Museo Revoltella, c'è un bellissimo quadro che rappresenta i lavori per realizzare il canale di Suez; le Assicurazioni Generali, nate a Trieste, contribuirono in gran parte al finanziamento di quel progetto.
La seconda metà dell'800 fu un'epoca intensa, in cui il mondo arabo, a partire dal Cairo, credeva realmente al cambiamento e alle riforme. Una delegazione dell'Università di Al Azhar fu inviata presso l'Università di Parigi per capire, studiandola, come l'Europa avesse potuto compiere quei passi verso la modernità. Possiamo rileggere le impressioni dei delegati, cogliendo lo sguardo di un arabo dell'800 sulla modernità europea dell'epoca, nel libro L'oro di Parigi di Tahtawi.