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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2011 alle ore 06:45.
L'ultima modifica è del 21 marzo 2011 alle ore 08:57.

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I leader politici italiani hanno a portata di mano una storica riforma del welfare. Si può colmare l'assenza - condivisa in Europa dalla sola Grecia - di una misura nazionale a sostegno delle famiglie (il 4,7% del totale) che vivono la povertà più dura, quella "assoluta". L'opportunità è offerta dalla sperimentazione della social card, prevista nel Dl milleproroghe e il cui decreto attuativo sarà emanato nelle prossime settimane.

La card oggi in uso - introdotta nel 2008 - vale 40 euro mensili ed è fruita da famiglie in povertà assoluta con adulti di almeno 65 anni o bambini entro i 3 anni. È una prestazione monetaria gestita dall'Inps, senza alcun coinvolgimento di comuni e terzo settore.
L'anno di sperimentazione vedrà tutta Italia continuare a erogare l'attuale carta e alcune realtà locali - tra le quali i centri urbani di maggiori dimensioni - testarne altre versioni. Cosa le differenzia da quella già esistente? L'ampliamento dell'utenza con particolare riferimento a «persone e famiglie in condizioni di grave bisogno», il coinvolgimento dei soggetti non profit, che ricevono le carte dallo Stato e le consegnano agli aventi diritto, e l'introduzione di «progetti individuali di presa in carico». La sperimentazione sarà finanziata con 50 dei 487 milioni di euro ancora disponibili per la card. La norma non fornisce alcuna indicazione su cosa accadrà dopo i dodici mesi previsti. Nell'insieme, molto è ancora da definire: il decreto attuativo conterrà indicazioni decisive.

La politica ha sempre mostrato scarso interesse verso la povertà e l'introduzione della carta, pure con i suoi limiti, ha rappresentato un primo miglioramento. Ora siamo a un bivio. La sperimentazione potrà costituire l'ennesimo intervento spot oppure contribuire alla riforma strutturale da tempo attesa. Il gruppo di lavoro sulla povertà delle Acli- da me coordinato - ha individuato alcune condizioni per imboccare la giusta direzione.

Primo. Trasformare progressivamente, in un triennio, la social card in una misura nazionale rivolta a tutte le famiglie in povertà assoluta. Decidere oggi - detto altrimenti - che entro il 2013 sarà coperto l'insieme delle famiglie che vivono questa condizione, specificando l'ampliamento dell'utenza da compiere in ognuno dei prossimi tre anni.

Secondo. Individuare, ora, i punti fermi della nuova misura. Il compito è facilitato dal diffuso accordo tra gli esperti - senza eguali in altri settori del welfare - sugli interventi da realizzare:
a) Universalismo: raggiungere tutte le famiglie in povertà assoluta;
b) Adeguatezza: elevare l'importo rispetto a oggi;
c) Servizi: affiancare la prestazione economica con servizi alla persona (per l'occupazione, educativi, sociali o di cura);

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